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stagione
ROMA - Attesa ed inseguita per anni, finalmente la squadra di Inzaghi ha la notte che desiderava. Non è stato facile tener botta ai campioni d'Europa, come il pronostico suggeriva. Intimorita la Lazio, schiacciasassi il Bayern Monaco che si conferma un 11 di marziano seppur defezionato. E se ad una squadra già forte, ci aggiungiamo gli orrori difensivi, la frittata è bella che fatta. Musacchio - cambiato al 29' in favore di Lulic - impacchetta il primo regalo, con tanto di fiocco, un retropassaggio suicida che mette Lewandovski nelle condizioni di fare 0-1: smarcamento a Reina e gol facile facile. La Lazio si fa vedere, riesce persino ad imbucare in velocità gli avversarsi, ma senza far mai male. Peccato madornale. C'è un rigore, forse, in occasione di una bella percussione centrale di Milinkovic. L'arbitro non va al Var. Il dubbio resta, ed è bello forte. Ma mentre la Lazio recrimina il Bayern trova il tempo per farne altri due: un bel gol dal limite dell'area di Musiala, ed un tap-in in comodo di Sané (stavolta il regalo lo ha fatto Patric innescando il contropiede avversario) fanno 0-3 e rendono la seconda frazione una formalità made in Deutschland.
Ma i tedeschi non si saziano mai. Al 46' fanno già 0-4: la Lazio con coraggio si butta avanti per provare ad accorciare le distanze, ma inevitabilmente lascia spazi ampi nei quali si insinua saggiamente l'imprendibile Sané. Patric non lo vede mai, proprio mai, ed il cross al centro sbatte su Acerbi e va in porta. Poi la Lazio le accorcia queste maledette distanze: Correa, dribbla tutti, duetta con Immobile e fa 1-4. Il Tucu ci riprova qualche minuto dopo a giro sul secondo palo, vola Neuer e dice no. Squillo anche di Ciro al 62', altra parata. Il match si smorza, i ritmi scemano. Reina ha tempo di mettersi in spolvero con una gran parata all'80' su Lewa, il polacco si gira in un nonnulla e calcia da posizione comoda e vicina, Pepe dice no. Una montagna troppo alta da scalare questo Bayern. Finisce 1-4 contro i campioni del Mondo. Tra 8 giorni, all'Allianz Arena, la gara di ritorno.
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