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Cabrini: “Pochi giovani? Nulla di nuovo, ma la Serie A deve cambiare”

Cabrini
Le parole del campione del mondo con la Nazionale azzurra nel 1982 sul poco spazio che hanno i giovani calciatori nel campionato italiano
Edoardo Pettinelli Redattore 

Il movimento calcistico italiano e il poco spazio ai giovani calciatori è problema riscontrabile nei numeri. I soli sei calciatori italiani U21 titolari alla prima giornata di campionato sono un dato eclatante. Una tendenza preoccupante anche per l'ex campione del mondo azzurro Antonio Cabrini, un'emblematica eccezione in questo senso: ha debuttato con la Juve in Serie A 19 anni contro la Lazio, coronando il sogno di esordire in Nazionale l'anno successivo nei mondiali del '78. Alle colonne de Il Messaggero si è espresso in merito al poco spazio concesso ai giovani.

Antonio Cabrini, il suo pensiero sui 6 italiani Under 21 titolari nella prima giornata di campionato?

“Purtroppo nulla di nuovo, non c'è da stupirsi troppo. È un problema che affonda le sue radici negli anni e nei contrasti tra Federazione e Lega. E non si troverà una soluzione finché non si adotteranno regole ben precise. È un controsenso vedere l'Under 19 che vince l'Europeo 2023 e l'Under 20 vice campione del mondo mentre la Nazionale viene eliminata dalla Svizzera agli ottavi in Germania. Sono dati che purtroppo si riflettono direttamente sulla maglia azzurra”

Quale può essere una soluzione immediata per arginare la dispersione dei giovani talenti italiani in serie A?

“Io imporrei un numero di ragazzi Under 21 italiani da inserire obbligatoriamente in prima squadra. Valorizzando i talenti più meritevoli che emergono dalle giovanili, promuovendoli fissi in squadra. Non sono contro gli stranieri, anzi, ma credo che a lungo termine dare priorità ai nostri ragazzi possa essere la mossa decisiva per rilanciare anche la Nazionale”.

La sensazione è che crescita dei giovani italiani rallenti dopo i 20 anni.

“È un grandissimo problema, i nostri ragazzi non sono ancora pronti per giocare ad alti livelli, manca l'esperienza. I club spesso preferiscono lanciare un giovane straniero già pronto piuttosto che scommettere sui ragazzi italiani che sono arrivati in finale nell'ultimo Mondiale U20, e partono in panchina. Si investe sul settore giovanile ma senza crederci veramente. Non abbiamo perso il talento ma il modo per sfruttarlo al meglio”

Le seconde squadre possono essere un primo passo per dare più spazio ai giovani?

“La Juve per prima ha ottenuto benefici dalla Next Gen, molti ragazzi hanno debuttato in prima squadra, altri sono stati ceduti e monetizzati. Ma sono ancora troppo poche le seconde squadre in A. Avrebbe molto più senso se fosse uno strumento adottato da tutte le società”.

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