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Notizie Lazio: Ruben Sosa
ROMA - In occasione della sfida tra la Lazio e i nerazzurri di Antonio Conte, in programma questa sera alle 20:45, i microfoni del Corriere dello Sport hanno intercettato il doppio ex Ruben Sosa: "A volte mi chiedono dei trofei che ho vinto in carriera. Io rispondo che, ancor prima delle coppe vinte, uno dei miei maggior successi è stato guadagnare l'amore dei tifosi della Lazio. Pensare che ancora oggi ricordano il mio nome con dei cori è un grande orgoglio. Un mio amico un giorno andò allo stadio e me lo fece ascoltare per telefono. Credo di aver lasciato un buon ricordo nella Capitale". Dopodiché Sosa ha proseguito dicendo: "Ho dei ricordi molto belli a Roma. All'inizio lottavamo per rimanere in Serie A, era il campionato più competitivo che ci fosse nel mondo. Ricordo giocatori come Maradona, Gullit, Van Baster, Matthaus, Mancini, Vialli. Nonostante ciò, anche noi riuscivamo a dire la nostra. Il ricordo più bello è dello Stadio Flaminio. Era un impianto piccolo ma pieno di passione. Ogni tanto ancora mi emoziono rivedendo certi video.
I DERBY- "I laziali sono dei tifosi unici, hanno un rapporto molto forte con la loro squadra. Quando passeggiavo al centro venivo sempre fermato. Mi parlavano e chiedevo autografi, qualcuno invece voleva essere abbracciato. A Milano certe cose non succedevano. Derby? Fare un goal nella stracittadina è come segnarne dieci in altre partite. Ricordo che un macellaio mi disse che, se avessi segnato, mi avrebbe regalato tutta la carne che volevo. Un barista mi avrebbe invece offerto tutti i caffè che volevo per una settimana. Il derby era anche questo, noi in campo facevamo di tutto per vincere o non perdere".
I COMPAGNI - "Amarildo? L'unico brasiliano che conosco che porta 49 di piede. Mai visto niente del genere. Non sembrava brasiliano. Tuttavia, con i piedi non era niente male. Di testa era anche meglio. Ha segnato tanti goal spiccando il volo. Ci sentiamo ancora, siamo amici. Un grande atleta che prima regalava le bibbie agli avversari, e poi sul campo gli menava. Un grande. Riedle e Doll? Che terzetto che formavamo. Karl era un centravanti fortissimo. Siamo stati insieme al Dortmund e alla Lazio. Mister Dino Zoff ha saputo metterci insieme formando una grande coppia. Anche il tecnico è una grande persona. Una volta l'ho sfidato calciandogli delle punizioni, me le parò tutte. Ho fatto tanti scherzi, ma mai quanto Paul Gascoigne. Saremmo stati una bella coppia anche due, ma il più pazzo sarebbe stato lui".
IL SALUTO - "L'anno prima della cessione ho fatto di tutto affinché mi venisse rinnovato il contratto con la Lazio. Ma il presidente Calleri non fu d'accordo. Volle cedermi e lasciare la città e la squadra non è stato facile. In nerazzurro trovai Pancev, Sammer e Shalimov che erano stranieri come me. Alla fine sono riuscito a ritagliarmi uno spazio anche da loro. Ho faticato a dover affrontare i biancocelesti come avversario. La prima volta andai nel loro spogliatoio per augurargli buona fortuna. Sono legato ai capitolini, così come ai meneghini. Queste due squadre mi sono rimaste nel cuore. Sono arrivato alla Lazio da ragazzo e sono cresciuto nell'Internazionale che era fortissimi. Devo ringraziare questi due club".
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