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Felipe Anderson abbraccia Stefano Mauri
ROMA - Stefano Mauri, ex capitano della Lazio, si è concesso per una lunga intervista a Il Corriere della Sera. Ecco le sue dichiarazioni sull'attualità, ma anche sui ricordi più belli con la maglia biancoceleste, nell'anniversario della sua fantastica rovesciata contro il Napoli all'Olimpico 8 anni fa: "Quel gol l’ho visto e rivisto. Lì per lì non mi resi conto di quello che avevo fatto. Dopo ho realizzato".
Il più bello della carriera?
"Indubbiamente. Sul podio metto anche il primo realizzato in un derby e uno contro l’Udinese, al volo, nel 2006".
Come procede la quarantena a Roma?
"Cerco di occupare il tempo pulendo casa. Poi mi diletto in cucina: la carbonara e il tortino con ricotta e spinaci mi sono venuti bene, mentre mia moglie, che è di Bari, ha preparato i cavatelli. E poi tv, visto che negli ultimi giorni è uscita la quarta serie della Casa di Carta".
Niente sport?
"Prima di questo periodo niente, ma adesso devo farlo quasi per forza. Per ingannare il tempo e per non ingrassare, anche se devo dire che il metabolismo è rimasto quello di quando giocavo".
La sua famiglia è di Monza. Tutto bene?
"Fortunatamente sì. Ci sono mia madre e mia sorella, la situazione è sempre abbastanza critica ma in via di miglioramento".
Che fa oggi Stefano Mauri?
"Ho frequentato il corso da direttore sportivo e in questi giorni avrei dovuto sostenere l’esame da procuratore, ma ovviamente è slittato per via del coronavirus".
Perché il procuratore?
"Perché è una figura che mi interessa. La prima idea non è quella di fare l’allenatore per diversi motivi: oggi l’allenatore deve essere psicologo, manager nel visionare i giocatori che gli propongono, tante figure in una".
L’allenatore del 2020 deve pensare anche a come gestire un momento del genere.
"Il calciatore, ovviamente, non vede l’ora di tornare ad allenarsi, ma la testa non è semplice da gestire. Un conto è stare fermo quattro-cinque giorni, un conto è non giocare per due mesi. E allenarsi da soli non è semplice".
Il campionato riprenderà? E se sì, come?
"Per motivi economici e di sopravvivenza del sistema si dovrebbe riprendere la stagione, ma secondo me è molto difficile che questo accada. Sarebbe meglio pensare già a quella nuova. Se si riprendesse a giocare e uscisse il caso di un altro giocatore positivo, bisognerebbe fermare tutto di nuovo".
Ipotizziamo la ripresa. La Lazio avrebbe più benefici o svantaggi dalla lunga sosta?
"Sarà come vivere una nuova stagione, i valori in campo saranno completamente diversi. Ci sarebbero mille variabili da considerare, il dover giocare ogni tre giorni. La Lazio potrebbe continuare a volare, ma potrebbe anche faticare».
Di sicuro, il prossimo anno giocherà la Champions. Lei nel 2007 c’era, come la spiegherebbe a uno che non l’ha mai vissuta?
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