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ROMA - Una settimana da Dio o si va tutti giù all’inferno. Il Paradiso è a un passo, ora va difeso fuori dal campo. La vittoria di Udine e i contemporanei ko di Roma e Juve rilanciano la Lazio in piena lotta per la Champions. Adesso Inzaghi traballa meno in ottica rinnovo, anche se continua a rimanere un enigma il suo futuro. Non è ancora fissato l’appuntamento in questa sosta con Lotito perché il presidente al momento pensa a tutt’altro: oggi sarà impegnato nella battaglia dei diritti tv in Assemblea di Lega, ma sopratutto venerdì conoscerà la sentenza (arriverà a fine dibattimento col dispositivo) sul caso tamponi nel primo grado di giudizio. Davanti al Tribunale Federale il numero uno è il primo a rischiare grosso: la Procura chiederà la sua inibizione, decadrebbe da ogni carica federale per sempre, se la sanzione del giudice Mastrocola dovesse arrivare a fargli accumulare – negli ultimi 10 anni – 12 mesi di qualifica e un giorno. Il pericolo è serio e Lotito è convinto vogliano fargliela pagare (il presidente della Figc Gravina in primis) a livello politico. Si sente accerchiato e ha già in mano la “strategia 231” (un escamotage amministrativo) per se stesso insieme a Gentile, il suo avvocato: «Non verrà condannato». Speriamo, perché altrimenti non potrebbe presentarsi nemmeno lunedì alle 12.30 davanti al giudice Sandulli della Corte d’Appello: fissata per quel giorno, infatti, in secondo grado, la discussione per il ricorso su Lazio-Torino. Ci sono flebili speranze che venga assegnato (anche poi di fronte al Collegio del Coni) il 3 a 0 a tavolino e sarà più facile ottenere un risarcimento al Tar per eventuali abusi d’atti d’ufficio. Il match del 2 marzo andrà rigiocato: lo sa bene anche Lotito, che va avanti per una questione di principio e per avere appunto un occhio di riguardo nel precedente processo.
CLASSIFICA PRECARIA
In realtà, la Lega non ha fissato la nuova data (nel buco del 7 aprile) solo per una questione di buon senso, con un giudizio pendente in corso. Ma non sarà ostaggio delle sentenze sino a fine campionato. L’iter legale sportivo si sta muovendo in modo rapido, ma bisognerà fare molto prima del 23 maggio. Altrimenti a via Rossellini procederanno (non c’è nessuna norma che lo vieti) a stabilire prima il rinvio dell’incontro. Sono tre punti fondamentali per la Lazio per ricatapultarsi a quota 52, addirittura forse a -3 dal terzo posto. Il problema è che la Procura Federale venerdì potrebbe chiedere sul caso tamponi una penalizzazione del doppio (-6) e ottenere l’ok dal giudice Mastrocola in primo grado. Dopo il rinvio della prima udienza chiesto e ottenuto martedì scorso, la Lazio negli ultimi tre giorni ha lavorato per rinforzare il proprio repertorio difensivo. Anche perché la carta Enrico Di Rosa, il dirigente dell’Asl Roma 1 e in teoria testimone chiave sull’ok a Immobile contro il Torino, rimane in forte dubbio: «Nessuno mi ha chiamato a testimoniare dalla Lazio – chiosa - e quello che avevo da dire al riguardo l’ho già detto alla Procura della Repubblica d’Avellino».
RIPERCUSSIONI IN CAMPO
Il difetto di giurisdizione fra Uefa e Serie A rimane un tema valido: oltre a voler ascoltare gli operatori della Sylab, ora la Lazio avrebbe pure un jolly segreto. La missione di Lotito diventa salvarsi ed evitare a tutti i costi che l’eventuale ritorno in Champions possa essere deciso nelle aule di tribunale piuttosto che sul campo. Un rischio che cominciano ad avvertire pure a Formello e – in attesa di tutti i gradi di giudizio - potrebbe diventare deleterio subito per il cammino residuo. Già venerdì una sentenza negativa in principio potrebbe incidere nel gruppo a livello psicologico. Guai insomma a far temere ai giocatori che ogni loro sforzo di rimonta possa diventare vano.
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