L'ex centrocampista della Lazio ed ora allenatore, Fabio Liverani, è da poco intervenuto come ospite ai microfoni di Tuttomercatoweb Radio. Nel corso delle trasmissioni appartenenti all'emittente radiofonica, l'ex calciatore ha esordito parlando della situazione del calcio in Italia, mettendola a confronto con il resto d'Europa: "Io parlo della scelta dei calciatori, in questa pandemia, in questo periodo, il calcio italiano ha avuto più difficoltà. Però per dare un parere negativo bisognerebbe capire su un arco di 4-5 anni: se le italiane vanno sempre così sono d'accordo, ma forse è ancora presto. La cosa fondamentale è trovare giocatori bravi, al di là dell'età media. Certo, se si oscillasse tra i 23 e i 28 anni sia la cosa migliore, ma ci sono anche quelle piazze che vorrebbero vincere subito, in cui non c'è tempo per aspettare. Un cane che si morde la coda, a parole c'è pazienza verso i giovani ma nei fatti no. La pandemia ora intacca ancora di più i conti delle società, e mantenere i posti in Europa diventa un obiettivo primario ma non costruttivo".
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Ex Lazio, Liverani: “Inzaghi conosceva già ogni calciatore. Tare non me lo aspettavo DS”
Fabio Liverani, ex calciatore ed ora allenatore, è tornato a parlare della sua ex squadra: la Lazio. Soffermandosi su due figure primarie
Sulla Lazio
Dopodiché, ha commentato alcune vicende in casa Lazio. Soffermandosi sulla figura di Simone Inzaghi, allenatore dei biancocelesti e suo ex compagno di squadra: "Simone certamente me l'aspettavo nell'ambiente calcio, già quando giocavamo conosceva calciatori di ogni categoria, era uno attento. Non pensavo che Igli avesse questa voglia di fare il DS, ma è vero che ci ho anche giocato meno, un anno solo. Sul campo però ha dimostrato di essere tra i migliori tre direttori sportivi italiani: sta facendo un grandissimo lavoro in una piazza difficile. Il suo curriculum parla per lui, gli auguro di crescere ancora di più".
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Sulla costruzione dal basso
In conclusione, Fabio Liverani ha detto la sua anche sulla costruzione dal basso. Modo di giocare al quale certe compagini non sembrerebbero proprio riuscire a fare a meno: "Ogni allenatore ha propri concetti ed obiettivi, ma ognuno di noi vuole vincere, mette la vittoria al primo posto. Il bello del calcio è proprio poter arrivare all'obiettivo tramite qualsiasi squadra. Non credo ce ne sia una sola, ma che siano molte, e ciascuno lavora su quella in cui crede di più. Nessuno di noi predilige la costruzione dal basso per una questione estetica, è tattica: ci sono momenti in cui si può fare ed altri meno, dipende anche da quanto l'avversario te lo permette. Significa avere un'idea di controllo della partita, poi è evidente che se la squadra è costruita per vincere ho più piacere che succeda, ma i possessi della palla possono essere sia sterili che nella metà campo avversaria, dove soffri meno e prendi meno gol".
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