15:55 min

partite

Lazio-Cagliari, Pellegrini: “L’entusiasmo aiuta ma è merito dell’impegno. Baroni…”

Stefania Palminteri Redattore 
Le parole del calciatore biancoceleste, intervenuto ai microfoni dei canali ufficiali del club per il match program verso il match di domani

Alla vigilia del match tra Lazio e Cagliari è intervenuto ai microfoni dei canali ufficiali del club biancoceleste per il match program Luca Pellegrini. Queste le sue parole: “Sicuramente l’entusiasmo è un amico al momento, ma noi dobbiamo essere equilibrati affinché non diventi leggerezza o presunzione. Dobbiamo ricordare che le prestazioni arrivate e il lavoro fatto fino a ora sono frutto dell'impegno e della dedizione che ci stiamo mettendo. L'entusiasmo deve continuare a essere un amico. Il più grande merito di Baroni? Il mister ha tanti meriti, è una persona equilibrata che non ha sbagliato un discorso nelle riunioni prepartita. Anche da questo si vede come abbia giocato per tanto tempo. È una persona empatica, riesce a capire bene i momenti. E negli stimoli a noi giocatori il fatto di tenere alta se non la pressione almeno la soglia dell'attenzione di tutti è importante, al di là che si giochi titolari o no. Le prestazioni sono sempre convincenti e positive viste da dentro, penso sia la cosa più importante.

Non so se sia la mia migliore versione, sicuramente si può migliorare e continuerò a farlo. Non so se questo sia il miglior Pellegrini di sempre, ma l’equilibrio per il quale lavoro da tempo mi dice che non si arriva mai alla fine: questi percorsi non portano mai a una fine, non si può mai staccare, quando si pensa di essere arrivati è il momento in cui si lavora di più. Sicuramente però sono soddisfatto, sto trovando più spazio rispetto agli anni scorsi. Come continuità, avendo Nuno davanti che sta facendo un campionato pazzesco con numeri pazzeschi che non ho mai visto una prima, è difficile pensare di poter giocare tante partite. Ma sicuramente sto giocando più ora che nell'anno e mezzo passato.

Si può sempre migliorare, dobbiamo essere bravi nell’ottica di gruppo a rubare le qualità di ognuno. Nel gruppo ne abbiamo tante, così come ci sono anche dei difetti, ma dobbiamo prendere le parti positive. Sono contento del fatto che questo sia un gruppo affiatato, c’è entusiasmo a prescindere dai risultati che aiutano, ma conta il percorso di tutti i giorni: ci stimoliamo a vicenda. Sapevo che Nuno fosse un giocatore forte, le qualità dei giocatori si vedono, forse neanche lui si aspettava di fare 8 assist in 8 gare, ma per me è il miglior terzino sinistro in Serie A e mi tengo basso, probabilmente in Europa non credo abbia rivali in questo momento. Sicuramente può migliorare anche lui come tutti, se è vero che per anni hanno trovato difetti a Messi e Ronaldo. Ma ora sta facendo numeri da miglior terzino d’Europa.

Di Cagliari ho un ricordo fantastico: è stata la prima esperienza da grande, lontano da casa. Sono arrivato in un momento non positivo eravamo terzultimi ma riuscimmo a salvarci con prestazioni importanti. Il secondo anno a novembre eravamo quarti in campionato, più che le prestazioni però ricordo la gente. Il calcio finisce, è una bella cosa e dobbiamo godercela. Credo che però restino i rapporti con le persone e le emozioni che ti dà stare in un posto. Per me Cagliari è la mia seconda casa. I gol di Luis e Caicedo? Da quel momento siamo andati a picco (ride, ndr), ma la nostra stagione la avevamo fatta.

Il mio riferimento nel ruolo oggi? Non ho un riferimento, quando parlavo in passato di alcuni giocatori vedevo la parte calcistica e non le persone. Per me adesso il punto di riferimento è un’utopia: ho l'idea di dove voglio arrivare. Il cambiare come giocatore è secondario al cambiare come persona. In passato mi innervosivo per alcuni discorsi, pensavo di non essere capito e forse in parte poteva esser vero, perché non davo una mano. Ma quando ho iniziato a cambiare dentro sono cambiato e sta cambiando tutto quanto, anche il parere che hanno su di me. Non un idolo, ma ho un'idea di persona che voglio diventare.

Lezione di Lazio ai nuovi? Ci sono persone che lo insegnano meglio di me: quando entri allo stadio e vivi quello che abbiamo vissuto da inizio anno c'è poco da insegnare. Forse più avanti ci sarà tempo per dei corsi di recupero su qualche cosa. Un idolo tra i giocatori del 2000? Tolti i soliti noti come Sinisa o altri giganti del mondo del calcio che alla Lazio hanno aggiunto un pezzo importante di storia, da piccolo per me era Salas l’idolo. Ho ancora la maglietta con la 9, è veramente piccola. Forse lui, poi ho tanti cori della testa: 'Dammi tre parole Nesta, Crespo e Fiore'. Magari qualcosa mi vado a rivedere, toccando le corde del passato vengono fuori altri ricordi. Dovessi dire uno adesso direi Salas.

Il migliore amico nel mondo del calcio? Probabilmente pensando a Cagliari una delle persone più importanti è Fabio Pisacane, con cui ho condiviso la camera dal primo giorno. Ricordo tante tirate di orecchie, mi voleva bene e spero che me ne voglia ancora. In ogni tappa ho avuto una persona con cui stavo bene, con cui mi piaceva parlare. Oggi direi sicuramente Rovella, ma alla fine siamo un gruppo gigante, è la prima volta in cui faccio fatica a fare qualche nome. Poi come in tutti gli spogliatoi dei gruppetti ci sono, ma le prese in giro non mancano.

Hobby? Non ne ho molti, dovrei trovarlo, riesco a staccare facendo una cena a casa con gli amici. Sono fortunato, ho un gruppo di amici a cui voglio molto bene. È bello perché possiamo stare un giorno insieme e parlare tre ore di fila di tutto e poi per le tre ore consecutive stare staccati, ognuno per conto suo. Le 100 presenze in Serie A? È un traguardo importante, mi fa piacere pensare di poterlo raggiungere con la maglia della Lazio, in nessuna fiaba sarei riuscito a sognare una cosa del genere. È ancor più significativo pensare di farlo in un Lazio-Cagliari: a Cagliari sono diventato uomo, senza togliere nulla alle altre esperienze. È molto emozionante”.