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ROMA - Maestro e allievo, con un destino diverso. A Pioli fu fatale un derby, decisivo invece per la successione d' Inzaghi. Che sino a una settimana fa, dopo tre anni, era in bilico come il suo predecessore e adesso – grazie proprio all'ultima stracittadina – ha un'altra grande occasione.
Pioli e Inzaghi si ritrovano di nuovo l'uno di fronte all'altro. Si sono spesso scontrati e più volte incrociati. Quando giocava, Simone era solo il fratello di Filippo. Sempre sotto i riflettori, infatti, ‘Super Pippo’ per i suoi gol che spesso si traducevano in trofei per il Milan, per la Juve e anche per l’Italia. Da allenatore, invece, Simone ha preso la sua rivincita. E’ lui l’Inzaghi in copertina, diventato tecnico della Lazio per necessità, dopo l’esonero proprio di Pioli, in seguito a una sconfitta nel derby. Era il 3 aprile del 2016. Soluzione interna che secondo tanti non poteva durare e infatti alla fine della stagione Simone è vicino alla Salernitana, considerato che la Lazio e Marcelo ‘El Loco’ Bielsa avevano trovato l’accordo. Ma il tecnico argentino, dando credito al suo soprannome, consegna le dimissioni subito dopo, lasciando i biancocelesti in difficoltà. Lotito richiama Simone. La sua fortuna. Da quel momento, mentre Pioli entrava nel tritacarne Inter, Inzaghi iniziava a macinare punti, fino a portare la Lazio in finale di coppa Italia (persa) e in quella di Supercoppa Italiana (vinta), sempre contro la Juventus. Ora i biancocelesti sono sulla soglia della zona Champions e possono accedere a un'altra finale.
DERBY
Dicevamo. A Pioli fu fatale unaa stracittadina. Cosa sarebbe successo se quella gara avesse avuto un epilogo diverso? Interrogativo che resta sospeso. Magari Pioli sarebbe ancora allenatore della Lazio. O forse anche dell’Inter, la stagione dopo, se la squadra non si fosse dissolta dopo la rimonta fino alla quarta piazza. Se il posto Champions fosse stato centrato, avrebbe allontanato Spalletti dai nerazzurri. Con la conseguenza che ora Pioli non guiderebbe la Fiorentina, ma sempre l’Inter. Adesso però in Toscana sta risollevando anche le proprie sorti in panchina e contro Inzaghi vuole prendersi una volta per tutte la rivincita. Già perché ha battuto solo una volta Simone Inzaghi. Era Inter-Lazio del dicembre 2016, prima da ex del tecnico parmigiano contro i biancocelesti. Finì 3-0, apoteosi nerazzurra nella rincorsa Champions (poi fallita). Da allora a gioire però è stato quasi sempre il tecnico laziale: vittoria contro l’Inter di Pioli ai quarti di Coppa Italia nella stessa stagione, poi altri tre successi e un pareggio contro la Fiorentina negli ultimi due anni. L’1-1 del novembre 2017 con infinite polemiche per il rigore nel recupero su Pezzella, poi i successi tra campionato e coppa della scorsa stagione (1-0 e 4-3) oltre alla vittoria 1-0 di ottobre 2018. Da avversario, Pioli ha battuto così la Lazio solo in quel 3-0 di San Siro. E anche da giocatore viola, l’unica esultanza per Pioli fu un Fiorentina-Lazio 1-0 del 1989, quando decise un gol di Roberto Baggio. Poi arrivarono due sconfitte (anche un pesantissimo e storico 8-2, in cui fu espulso) e quattro pareggi. Mentre per Inzaghi un’ulteriore (grande) gioia arrivò anche in Primavera, con il successo in finale di Coppa Italia nel 2014 contro la Fiorentina di Semplici al Franchi.
POLEMICHE
Un tempo ‘collaboratori’ alla Lazio, ma negli ultimi mesi protagonisti di polemiche e dichiarazioni al veleno a mezzo stampa. Iniziò il biancoceleste, con polemiche infinite dopo quel contatto Caicedo-Pezzella in area laziale lo scorso anno: il Var segnalò il rigore, la Fiorentina pareggiò in extremis. Le proteste di Inzaghi andarono avanti per settimane, anzi per mesi: “C’è tanta amarezza perché questo rigore, lo rivedi 20 volte e non si capisce se è o meno rigore. Massa e Fabbri me li sognerò per diverso tempo…”. Dopo qualche mese: “I punti persi contro la Fiorentina per il Var pesano e peseranno”. Prima della sfida di ritorno, Pioli quindi disse: “In Italia certe cose non cambiano mai. Da inizio anno qualcuno si lamenta: non credo sia il modo di comportarsi, ci sono altre sedi per confrontarsi. Io ho le mie idee e voglio essere coerente con me stesso. Poi si va a vedere i motivi per cui l’Italia non si è qualificata al Mondiale. È anche questione di cultura”. A cui seguì risposta di Inzaghi: “Pioli un bravo allenatore ed anche una bravissima persona, lo rispetto molto. Detto questo, i fatti sono sotto gli occhi di tutti e a me non interessa fare polemica”. Non la farà domani in conferenza dopo l'ultima stracittadina, ma Inzaghi non ammetterà una sconfitta. Vuole vincere e salire in alto in classifica. Tutt'altro che facile contro la Fiorentina, reduce dalla bella vittoria sull'Atalanta, ma è lontana -5 dai biancocelesti per sognare ancora l'Europa.
Cittaceleste.it
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