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ROMA - E' San Siro il suo fortino. Inzaghi cade e poi risorge tre volte a Milano. Era successo prima il 31 gennaio in Coppa contro l'Inter, poi il 31 marzo sempre contro Spalletti in campionato.
Adesso pure il tabù Gattuso è battuto e annientato. Tre successi alla Scala del calcio è il numero perfetto, anzi è la prima volta nella stessa stagione nella storia della Lazio. Dunque Inzaghi può festeggiare un altro primato, senza considerare che anche il suo score di punti è rimpolpato: meglio di lui con una media di 1,95 c'è solo il maestro Eriksson negli ultimi 31 anni, lo insegue a 1,78 l'allievo Inzaghi. Simone può sfoggiare l'ottantesima vittoria sulla panchina biancoceleste su 150 partite e la duecentonovantesima rete. E' Correa a mettere la palla in porta, ma è l'allenatore a spingerla. Segue tutta l'azione muovendosi a bordocampo ancora una volta, nei suoi passi alla fine c'è pure la zampata. Perché un vecchio bomber non poteva starci all'idea che s'era inceppata proprio sui gol la sua squadra. Soprattutto era di nuovo in discussione da settimane, Inzaghi: è l'ennesima resurrezione del tecnico non appena finisce sul patibolo o si sente in bilico. Lui sì che, a differenza della sua squadra, trasforma in oro la pressione e si salva in corner.
MOSSE
La testardaggine è il pregio e il difetto di Simone. Talvolta Inzaghi s'innamora delle sue idee, va avanti quando le cose non vanno bene e finisce per perdersi in un bicchiere. Altre volte però ha ragione e lo dimostra contro lo stesso avversario, non cambiando la strategia ma soltanto il finale del copione. Il Milan viene battuto in Coppa Italia facendo esattamente tutto ciò con cui era arrivato il ko in campionato. Stavolta non viene fatto però nessun errore in difesa (perfetto il trio Luiz Felipe-Acerbi-Bastos e anche gli esterni Romulo e Lulic in ripiego), la Lazio aspetta ma poi, dopo 14 tiri e 10 occasioni, riesce a sbloccarsi sotto porta nella ripresa. Immobile non avrà più la stessa vena, ma confeziona il decimo (suo personale record) assist stagionale per Correa. Poi c'è il gigante Leiva davanti la retroguardia a sigillare con lui in campo la 46esima vittoria. Ecco la finale che Simone aveva promesso a Lotito, che gli contestava di nuovo alcune scelte col Chievo. Stavolta impeccabili invece pure le sostituzioni: forzata quella di Parolo, preziosa quella di Caicedo col vantaggio, utile la solita di Badelj per il possesso (12’52’). Guarda caso, il presidente è tornato felice e contento.
FUTURO
E' andato negli spogliatoi a fine gara, Lotito, ha fatto i complimenti a Inzaghi e tutto il gruppo. Nella strigliata a Formello aveva invocato proprio questo spirito, ma adesso bisogna centrare il vero obiettivo il prossimo 15 maggio. Il tecnico però non ci sta ad essere legato solo a quel risultato, per questo rivendica giò il bottino della sua intera gestione con orgoglio: «Penso ai due quinti posti, al record dei gol dell'anno scorso, ai derby vinti». Dovrà aggiungerci almeno un'altra Coppa Italia vinta quando si siederà a fine maggio a parlare del suo futuro con Lotito. C'è un contratto sino al 2020, Tare ha già escluso ribaltoni, ma non ci sono piani definitivi. Intanto Simone li ha di nuovo sconvolti, ma sul quasi addio alla Champions pesano anche i suoi errori.
Cittaceleste.it
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