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ROMA - Uno difende, l'altro offende. Uno vuole far male in contropiede, l'altro chiede pressing, corsa e palla in rete. E' la trasposizione in panchina di un mediano e un attaccante. Gattuso di nuovo contro Inzaghi per conservare intatto il suo fortino.
Sono addirittura 30 gli anni in cui la Lazio non espugna San Siro. Simone invece non è ancora riuscito a mandare al Diavolo Rino: è l'unico allenatore della Serie A ad averlo affrontato 5 volte (fra campionato e Coppe) senza mai batterlo. Eppure il tecnico biancoceleste nelle ultime due sfide c'è andato molto vicino: all'andata di campionato una Lazio all'arrembaggio trovò solo al novantatreesimo il pareggio, in Coppa Italia lo scorso 26 febbraio risultato fermo sullo zero a zero. Adesso, al ritorno, in 10 giorni contro il Milan, Inzaghi si gioca tutto. Gattuso non ha intenzione di fargli un favore nonostante sia il fratellino del miglior amico Pippo. Ma partiamo dalla Champions: mancano 7 giornate e forse non è una finalissima questa sfida di sabato, ma con tre punti di ritardo (e una partita in meno) può risultare fondamentale questo scontro diretto. Simone dovrà fare tesoro di quanto successo in passato, c'ha lavorato. Domani sarà sì importante trovare il vantaggio, ma guai da disperderlo come già successo 6 volte quest'anno. E l'ultima proprio contro il Sassuolo.
DOPPIA POSTA
C'è in gioco la Lazio, ma anche il suo futuro. Inzaghi stavolta vuole battere a tutti i costi Gattuso. Vuole strappargli la panchina e poi decidere cosa farne della sua in piena autonomia. Senza la Champions Simone dovrà sedersi a parlare con Lotito, con l'Europa che conta – magari proprio ai danni del Milan – si aprirebbe una doppia scelta per la sua carriera. Leonardo lo ha inserito per il dopo-Ringhio nella sua lista, anche se Maldini continua a dare al presente la priorità: «Gattuso non è discussione, non c'è l'idea di cambiarlo. Sarà l'allenatore del futuro, io e Leo vogliamo tornare a vincere con lui». Ma se al fotofinish svaniranno gli obiettivi, allora tornerà prepotentemente il nome d'Inzaghi. Che, a sua volta, non ha mai smesso di sbandierare il suo amore per i colori biancocelesti e ancora vuole onorarli. Per farlo si aprono due strade europee sulle quali s'incrociano le ambizioni milaniste: quarto posto e – dopo il 24 aprile - finale di Coppa Italia, solo per una delle due società potrebbe esserci la gloria. A meno che non dividano il bottino a metà.
Cittaceleste.it
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