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Braafheid si riprende la Lazio e sfida Ibarbo

redazionecittaceleste

Non è più la scommessa, non è più la sorpresa, è una certezza. Ha ritrovato se stesso, è stata la sfida più dura da vincere, è stata la partita più lunga da giocare. Riecco Braafheid,...

Non è più la scommessa, non è più la sorpresa, è una certezza. Ha ritrovato se stesso, è stata la sfida più dura da vincere, è stata la partita più lunga da giocare. Riecco Braafheid, rieccolo contro il Cagliari, nella partita delle fasce stravolte per via delle assenze. Ma l’olandese volante, a differenza di Pereirinha, ad inizio stagione s’era imposto da titolare sfruttando le indisponibilità di Radu. Il romeno è finito ai box sabato, Braafheid ha ricevuto la chiamata di Pioli. Attenzione: è più di un vice, l’etichetta di “panchinaro” gli sta stretta. E’ un terzino puro, ha tempi di chiusura e di inserimento, sa giocare il pallone, sa attaccare la profondità. Ha conquistato Pioli, è un esterno basso che sa attuare il suo credo. Il tecnico chiede ai terzini di salire, di affondare. Braafheid sa farlo, c’è il suo nome nella classifica dei cross vincenti (6) realizzati dalla Lazio nelle prime 9 giornate (numeri da record per la Serie A).

La sfida. Braafheid s’è scaldato bene, se la vedrà con Ibarbo, attaccherà dalle sue parti. Si prevedono scintille in velocità, sarà questo uno dei duelli più accesi della notte romana. Braafheid deve spuntarla, lo aspetta un impegno gravoso, dovrà sgobbare sulla sinistra. Corse e rincorse, affondi e coperture, non sarà un compito semplice. Ha l’esperienza necessaria per farcela, per frenare il colombiano. Ibarbo è un cliente scomodo, ti scappa in un attimo, ci vuole attenzione, serve reattività. Braafheid ha conosciuto grandi palcoscenici, lo ha fatto in Olanda, in Germania e con la sua Nazionale. S’è fatto largo quasi subito in Italia, dopo aver firmato un ottimo precampionato. A S.Siro, contro il Milan, giocò Radu. Dal Cesena al Sassuolo è toccato all’esterno olandese. A Firenze rientrò il romeno, Braafheid è partito dalla panchina contro il Toro (entrò a pochi secondi dal termine) e a Verona. L’occasione è arrivata dopo il match del “Bentegodi”, l’occasione si chiama Cagliari.

La storia. Braafheid è rinato, ecco perché è felice. S’era perso in Germania, dopo un inizio difficile a Monaco e il fallimento vissuto con l’Hoffenheim. Era arrivato all’apice della carriera, fu l’inizio di un incubo, non di un sogno. «Ciò che non ti uccide ti rende più forte», è il suo motto. L’ha messo in pratica, ha avuto la forza necessaria per rialzarsi, per combattere brutti pensieri, per sconfiggere l’apatia che l’aveva colpito e lo aveva condizionato. Braafheid, a 31 anni, s’è rimesso in gioco, ha scommesso su se stesso. La Lazio ha creduto in lui, l’ha messo alla prova, l’ha confermato. Braafheid è una salvezza perché a sinistra i guai non sono mai mancati. Ogni assenza di Radu creava un buco, ogni volta che il romeno finiva ko iniziavano le preoccupazioni, i problemi, i grattacapi, sorgevano dubbi. Oggi, sulla corsia mancina, c’è Braafheid. Non bisogna scomodare o adattare nessuno, non bisogna inventare nulla. (Corriere dello Sport)