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ROMA – Filtrante di Leiva, controllo di tacco a seguire e a smarcarsi in mezzo a due avversari, palla in diagonale, rete. Ecco il quarto gol di Correa in quattro gare nell'ultimo mese. Che rimpianto che non sia esploso sotto porta prima questo giocatore, ma per il futuro della Lazio con lui ne vedremo davvero delle belle.
Quel giorno è arrivato, il talento si è consacrato. Correa è esploso soprattutto in una notte speciale: tutto l'Olimpico biancoceleste si è inginocchiato ai suoi piedi in finale. Impossibile dimenticare l'ultimo scatto e quella corsa forsennata: lo ha spinto un popolo intero dentro la porta, così Joaquin al novantesimo non ha sentito la stanchezza e ha chiuso il conto con l'Atalanta. Quel fenomeno annunciato già da bambino non era ancora mai riuscito ad essere decisivo. Invece, adesso c'è tutto il suo zampino sul quinto trofeo dell'era Lotito. Già dalla semifinale di ritorno col Milan, Joaquin aveva preso per mano la Lazio per portarla sul tetto di Roma il 15 maggio. E pensare che tutti gli rimproveravano la scarsa efficacia perché non segnava: Correa ha doppiato se stesso (4 reti, compresa quella al Cagliari e di ieri) negli ultimo mese, regalato la Coppa Italia e pure l'Europa.
STORIA
Ieri sera per lui tripudio e standing ovation, ma che rimpianto non aver avuto Correa così in forma per centrare prima pure la Champions. Ha sofferto inizialmente l'ambientamento, ma alla fine sono da record i numeri di questa prima stagione d'esordio: 9 gol e 10 assist. E sopratutto un trofeo com'è capitato a pochi nella storia biancoceleste: lui è l'ottavo, preceduto da illustri colleghi. Il primo è Maurilio Prini, poi in ordine cronologico, Vladimir Jugovic, Sergio Conceição, Christian Vieri, Diego Simeone, Claudio Lopez e infine Mauro Zarate. Peccato che Joaquin non potrà chiudere al meglio la stagione: era diffidato e il giallo di ieri gli costerà l'ultima gara col Toro.
NAZIONALE
Alla faccia di chi ancora non lo considera una stella, il ct Scaloni lo ha pure pre-convocato per l'Argentina. Glielo aveva predetto il padrino Veron all'Olimpico, lui che nel 2012 lo aveva fatto esordire con l'Estudiantes in campionato. La Samp lo aveva pagato 9 milioni, il Siviglia 13, la Lazio 16 (oltre a tre di bonus), ma solo adesso è davvero sbocciato con Inzaghi. E' il nuovo beniamino che può far dimenticare chi non ha più le motivazioni.
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