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ROMA - Claudio Lotito è incontentabile, straripante, incontenibile. Claudio Lotito è ovunque, come diceva un vecchio motto che impazzava nel 2014, ai tempi di Tavecchio, quando il presidente della Lazio spadroneggiava in tutti i palazzi del potere. E non è che oggi ci abbia rinunciato. Si è appena ricandidato per entrare, anzi rimanere nel consiglio della Figc, anche se per legge è ineleggibile: ha già superato i tre mandati stabiliti da tutte le normative possibili e immaginabili, statuti, pareri del Collegio di garanzia del Coni, leggi dello Stato.
Giovedì 21 gennaio dopo Serie B, C e Dilettanti va al voto anche la Serie A, per rinnovare i suoi organi in vista delle elezioni della Federcalcio del 22 febbraio. Non sono previste sorprese: il presidente Paolo Dal Pino, che ha ben lavorato e ha (quasi) portato i soldi dei fondi stranieri, dovrebbe essere agevolmente riconfermato (a maggior ragione in attesa che vada in porto l’accordo). Stesso discorso per l’amministratore delegato Luigi De Siervo, fondamentale per gestire la partita sui diritti tv del campionato. Più interessante concentrarsi allora sulle altre poltrone da spartire. Quelle interne al consiglio di Lega ma soprattutto all’ambitissimo consiglio Figc, dove si prendono le scelte che contano.
Oltre al presidente (membro di diritto), alla Serie A spettano due posti. Si sono candidati in tre: Beppe Marotta, uomo forte dell’Inter anche se più debole per le transizione societaria dei nerazzurri, favoritissimo. Poi Claudio Fenucci del Bologna e appunto Lotito, che ha chance, visto che i primi due appartengono alla stesso schieramento politico in Lega (quello dei grandi club) e si dovranno dividersi i voti, potrebbero bastare 7 preferenze per passare. Lotito dunque può farcela ma in teoria, anzi proprio in pratica, non può farlo: la famosa Legge Lotti ha fissato a tre il limite di mandati per tutte le cariche, e lui li ha già svolti. Perché allora si candida?
La mente del patron della Lazio è imprevedibile. Già una volta ha avuto dalla sua un parere della Corte federale: è successo nel 2018, quando la Figc era commissariata dal Coni, il reggente Fabbricini avrebbe voluto tenerlo fuori dal consiglio e la giurisprudenza gli venne in soccorso, confermando la sua nomina. Ma solo perché il limite dei mandati non poteva essere retroattivo. Certo, quel parere metteva addirittura in dubbio la costituzionalità della Legge Lotti, ma specificava anche che stando così le cose il limite sarebbe valso in futuro anche per Lotito. Ma c’è anche un’altra sentenza, che potrebbe corrergli in soccorso. Quella della Corte di Cassazione sull’ordine dei commercialisti, secondo cui il limite dei mandati non distingue fra la carica di consigliere e presidente. Il Fatto Quotidiano ne aveva già parlato mesi fa, perché applicata allo sport avrebbe conseguente dirompenti: in quel caso, il tetto colpirebbe anche il n. 1 della Figc, Gabriele Gravina (ma pure il presidente del Coni, Giovanni Malagò).
Di fronte a chi l’ha messo in minoranza (in Serie A, sulla partita dei fondi a cui era contrario) - scrive il Fatto - e ora magari vorrebbe esiliarlo dalla Figc, Lotito rilancia e alza l’asticella: o tutti (cioè lui), o nessuno. O il limite non vale per i consiglieri, o potrebbe creare problemi ai presidenti. Una provocazione pure alla legge. Ma Lotito va oltre persino alla legge, la legge la scrive. E intanto, parlando del mercato della Lazio, arrivano grosse indiscrezioni: >>> "9 trattative possibili a gennaio!"<<<
Cittaceleste.it
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