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ROMA - Una piccola cerimonia per salutare tutti, un tuffo nel passato ricco di ricordi. Marco Di Vaio ha appeso gli scarpini al chiodo, ha detto basta dopo 22 anni di gloriosa carriera (259 reti): lo ha fatto in Canada, ha regalato l’ultima gioia ai tifosi del Montreal Impact. Il bilancio è positivo: gol in serie A e in serie B, gol in Italia e in Spagna (ma anche in Francia), gol in Europa e all’altro mondo. Marco non si è fermato, bomber vero e attaccante moderno. Di Vaio si racconta in questa lunga intervista.
Alla parola Lazio cosa le viene in mente? «Casa mia, l’ho sempre detto. È stato il periodo più bello: il calcio, il divertimento puro, gli allenamenti, gli amici, i sogni, tutti aspetti indimenticabili. Aspettavo con ansia l’esordio all’Olimpico, ma intanto andavo in Tevere con mio padre a tifare per i colori del cielo. Il mio idolo da ragazzo? Bruno Giordano, un vero punto di riferimento».
Lei girava l’Italia e intanto la Lazio iniziava a vincere. Ha rimpianti? «Nemmeno uno. In quella squadra non c’era spazio per i giovani. Durante la mia carriera non ho mai avuto pazienza: quando capivo di non giocare, preferivo andare via, è accaduto anche in altri club. È chiaro che mi sarebbe piaciuto vincere e rimanere di più a Roma, ma non è stato semplice».
C’è stata la possibilità di tornare? «Assolutamente si, è capitato sotto la gestione Lotito. Purtroppo non ci siamo trovati dal punto di vista economico, il sacrificio che mi chiedeva il presidente era troppo grande per un ragazzo di 28-29 anni, bisogna anche dire che il tetto ingaggi della Lazio non era quello di adesso. Siamo capitati in due momenti diversi, io sarei tornato volentieri e lui mi avrebbe riportato a Roma senza problemi».
Che personaggio è Lotito? «Caparbio e intelligente. Non è simpatico ai tifosi per una serie di motivazioni, ma il lavoro per il club è stato importante».
Alla ripresa del campionato si giocherà Lazio-Juventus, che partita si aspetta? «Aperta, sicuramente. La Lazio in casa sta facendo molto bene e resta in corsa per il terzo posto. Dall’altra parte la Juve è sempre la Juve».
Che ricordo ha di Pioli? «Ottima persona e professionista esemplare. E’ un tecnico preparato, può fare veramente bene. Ci siamo mandati dei messaggi ultimamente, gli ho promesso che andrò a trovarlo a Formello al più presto».
A proposito, il miglior allenatore della sua carriera? «Difficile dirlo, ricordo con piacere Caso e Zeman, due persone che mi hanno insegnato tutto. Senza dimenticare Lippi, signore vero e manager straordinario».
E il compagno di squadra più forte? «Nedved, mi impressionava sempre. La cultura del lavoro sul campo l’ho imparata da lui».
Passiamo a Nesta.. «Un fratello, siamo partiti insieme nella Lazio e abbiamo chiuso insieme al Montreal. Lui si è tolto tante soddisfazioni, parliamo di un campione vero. Spesso in Canada seguivamo le partite della Lazio, il 26 maggio abbiamo festeggiato come pazzi».
E ora quale sarà il futuro di Marco Di Vaio? «Vediamo, vivo a Bologna e mi trovo benissimo. Ho parlato con Tacopina e stiamo valutando un po’ di situazioni a livello dirigenziale». (Il Tempo)
Cittaceleste.it
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