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L’ANGOLO DI MELLI – Urge farsi benedire in qualche abbazia

redazionecittaceleste

Di Franco Melli Senza scomodare le buonanime di Romeo Anconetani e Costantino Rozzi, che avrebbero risolto da tempo la sindrome da trasferta genoana sparpagliando qua e la copiose manciate di sale, sentiamo improvvisamente la mancanza di Memehir...

Di Franco Melli

Senza scomodare le buonanime di Romeo Anconetani e Costantino Rozzi, che avrebbero risolto da tempo la sindrome da trasferta genoana sparpagliando qua e la copiose manciate di sale, sentiamo improvvisamente la mancanza di Memehir Girma, quel santone abissino ortodosso che a giugno pareva entrato nel mirino della presidenza biancoceleste per togliere il malocchio. Perché neanche nell'astanteria del San Giovanni domenica c'è stato il via-vai di sanitari che s'è visto a Marassi per soccorrere i laziali: lesione del crociato del ginocchio e sei mesi di stop per Gentiletti, distrazione alla mano per Basta e Biglia che esce con le stampelle. Significa azzerare o quasi la campagna di rafforzamento ritornando ai soliti noti, poco affidabili. Maledetta terza di campionato, che coincide con la settima sconfitta consecutiva con i genoani, neanche fossero i galattici madrileni o i panzer di Guardiola. Danno e beffa si mescolano come la Coca cola con le mentos, e nella domenica in cui otto azioni da gol nel primo tempo fanno ripensare alla Lazio allenata da Roberto Mancini o quella di Delio Rossi sopraggiungono prima l'espulsione di De Vrij e poi l'incornata-gol di Pinilla, uno che a Formello servirebbe come il pane, perché Klose è il fantasma di se stesso e Djordjevic sembra inadatto a queste latitudini. Inclusi lo stirato Radu, Cataldi e Gonzalez, l'infermeria è sold out già a settembre e contro la rivitalizzata Udinese Stefano Pioli deve per forza di cose riproporre l'identica difesa di Petkovic e Reja, aggiungendo la sola novità Braafheid al trio Konko-Cana-Novaretti con l'unica alternativa rappresentata Ciani. Che è stato sul mercato sino al primo settembre, ed è rimasto a Formello in scadenza di contratto e come quinto difensore in organico.

Così tutto ridiventa stantio fra dubbi che s'accavallano e scelte obbligate: la prolungata assenza di Marchetti costringe a scegliere Berisha; e Ledesma a far le veci di Biglia. Ma l'albanese è un portiere appena sufficiente senza grandi performance; e Christian lavora più in fase difensiva, senza saper proporre le azzeccate verticalizzazioni del vicecampione del mondo. Ne sussegue una fin troppo facile riflessione: si passa dalla pagina tipo libro “Cuore” con l'abbraccio a una nonna a un Olimpico che fra poco dovrà presumibilmente riproporre un remake pirandelliano dei “Sei personaggi in cerca d'autore”. Nell'ordine serve un antidoto per la jella e decidere se è meglio cambiare modulo o affidarsi allo svincolato di turno che possa surrogare l'assenza di Gentiletti: il trentaquattrenne uruguayano Diego Lugano che a maggio ha interrotto il rapporto con West Bromwich Albion potrebbe essere una soluzione, anche se il suo ingaggio spaventerà quasi certamente Lotito. O il trentaseienne Daniele Portanova, tifoso laziale sdoganato il primo di settembre dal Genoa, onesto professionista di lungo corso sospettato di irreversibile declino. Contro Stramaccioni e l'inossidabile Di Natale si procede a vista: verrà ancora ribadito il 4-3-3 (fino a quando?) anche se c'è da augurarsi un copione flessibile che contempli due mediani davanti alla difesa e un suggeritore, Mauri o Anderson, dietro le punte Candreva-Klose-Keita, confidando in una riproposizione della partita col Cesena. Il piatto piange. Urge vincere più che convincere, visto che fino a questo punto Pioli è sembrato un allenatore fin troppo ispirato e quasi ossessionato di dimostrare il proprio valore professionale. E' bello divertire dopo gli sbadigli dei brutti periodi trapassati, ma è arrivato il momento di recuperare concretezza per impallinare Kamezis, affinché non torni d'attualità nel nostro ambiente quello che il famoso massaggiatore romanista Angelino Cerretti ripeteva di una certa Roma anni Cinquanta, sempre a digiuno in trasferta: “Abbiamo lasciato una grandissima impressione, ma anche i due punti”. Poi, sperando che vengano abbandonati gli incubi della bassa classifica, la Lazio tornerà itinerante nel monday night palermitano. Con tanti scongiuri per esorcizzare le streghe.

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