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ROMA - La spina dorsale di una squadra è formata dal proprio centravanti (Immobile), dal regista (Luis Alberto), dal difensore centrale (Acerbi) e ovviamente dal portiere (Strakosha). Il 24 enne albanese è sempre stato considerato l'anello debole di questa catena formidabile, in particolare per il suo proverbiale difetto nel non uscire dall'area piccola. Inoltre gli si imputa una gestione del pallone con i piedi non impeccabile. Nella sfida contro il Lecce, la Lazio si è portata a casa i tre punti anche grazie a Strakosha, in particolare è stata fondamentale la sua parata sul rigore di Babacar.
A proposito di rivincite che il portiere della nazionale albanese vorrebbe riprendersi, c'è un chiodo fisso che tormenta la sua mente, la qualificazione in Champions, sfumata per un goal due anni fa. Lo dimostra la sua intervista al Corriere dello Sport in cui parla delle delusioni maggiori della sua carriera: "Ovviamente la finale di Coppa Italia con la Juve e la sconfitta di Salisburgo in Europa League, anche se il ko contro l'Inter del 20 maggio 2018 è stata la sensazione più brutta di tutta la mia carriera".
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