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Sono passati 21 anni dal poker di Inzaghi in Champions
ROMA - Ai microfoni del direttore Stefano Benedetti e di Federico Terenzi, nella trasmissione Quella della Libertà, è intervenuto l'ex tecnico biancoceleste Sven-Goran Eriksson. Ecco le parole rilasciate dall'allenatore campione d'Italia nel 2000 durante la trasmissione in onda in simultanea su Cittaceleste TV e di Radiosei.
"Covid? Nemmeno da me in Svezia siamo tranquilli. La situazione peggiora invece di migliorare. Qui è come tutte le altre parti del mondo. Lazio? Chiaramente dopo i tre anni e mezzo in biancoceleste mi sento parte della famiglia. Nonostante mi sia seduto sulla panchina capitolina per non moltissimo tempo, siamo riusciti a scrivere la storia. Per me è un orgoglio, è stato veramente un bel periodo. Ma del resto la squadra a mia disposizione era veramente forte. Giocatori scontenti? Qualcosa che capita in tutte le squadre. Alle volte non tutti gradiscono la panchina ed è ciò che complica i rapporti all'interno di un club. L'importante è parlare con i ragazzi per cercare di farli ragionare. Bisogna lavorare insieme mostrando rispetto: quando questo manca significa che la strada non è quella giusta. Tuttavia nemmeno al Liverpool o al Manchester City le cose sono sempre serene. Pererira? Se ricordate la partita tra Chelsea e Lazio, feci uscire Salas e non fu affatto contento. Capita con giocatori che credono di giocare sempre. Ciononostante, molto spesso il giorno dopo gli passava. Feci uscire il Matador a cinque minuti dalla fine e s'infuriò togliendosi la maglia. La rosa di oggi è forte, quasi quanto quella dei miei tempi. Normalmente il mister sceglie i migliori undici e li manda in campo. Il fatto che qualcuno ci resti male è qualcosa che succede in tutto il mondo e il tecnico lo deve capire. Inzaghi? Che ricordi di lui in Champions contro il Chelsea. Sta facendo un grandissimo lavoro anche come allenatore. Forse quest'anno sta facendo fatica, ma il campionato è lungo è può risalire la classifica. Modulo? Non vedendo gli allenamenti non me la sento di giudicare se è opportuno o meno cambiare strategia. Posso dire che ogni tanto fa bene cambiare. Tuttavia, se guardiamo le migliori squadre d'Europa, non sempre cambiano. Se lui crede nel 3-5-2 deve forse continuare così. Io non ho sempre giocato con lo stesso modulo, molto dipendeva dai giocatori. Comunque quando sceglievo un modulo continuavo ad utilizzarlo frequentemente".
UN ANEDDOTO SU BOKSIC - "Quando sono venuto alla Lazio in allenamento era fantastico, ma in partita non segnava. Ad un certo punto gli ho detto che non sarei più riuscito ad aiutarlo: gli serviva un mental coach. Accettò, sembrava intenzionato a farlo. Lo fece e lo psicologo gli diede una grossa mano. Dopodiché ha cominciato a segnare più di dieci goal a stagione. Poi Cragnotti disse che segnava troppo! (Ride, ndr). Io e Boksic siamo sempre andati d'accordo. Forse una volta ci scontrammo bruscamente, ma il giorno dopo era a Formello prima dell'orario stabilito. Voleva chiarire".
SULLO SCUDETTO - "Per farcela in Serie A è fondamentale avere una rosa forte. Dopodiché viene il rispetto: questo è molto importante. Nel calcio come nella vita. La squadra deve rispettarsi, aiutarsi e giocare insieme. Se questo accade la tua squadra è forte e lo è veramente".
SUL DERBY - "Tra una settimana ci sarà la sfida con la Roma. Se Inzaghi vuole vincerlo dovrà giocare meglio della Roma. Non è facile sapere la formula vincente per avere la meglio in una sfida come questa". E intanto, parlando del mercato della Lazio, arrivano grosse indiscrezioni: "9 trattative possibili a gennaio!" >>> LEGGI SUBITO LA NOTIZIA
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