ROMA - Il grande bluff è servito. Dopo una giornata di attese, tensioni e un consiglio di Lega convocato d’urgenza che ha sposato la linea dello scoraggiare precedenti (forte il pressing di Cagliari e Parma costrette a giocare in emergenza), Lazio-Torino non si è giocata. O meglio come scritto nel referto dell’arbitro Piccinini: gara non disputata. I granata, come annunciato, sono rimasti in Piemonte bloccati dalla Asl che aveva predisposto la quarantena fino alla mezzanotte di ieri. E allora perché la partita non è stata rinviata? Il regolamento stabilisce che per Covid una e una sola partita possa essere rinviata. E il Torino aveva già utilizzato il jolly visto che venerdì la Lega ha spostato ad altra data la partita contro il Sassuolo. Bonus finiti per i granata e dunque da via Rosellini non potevano far altro che confermare la partita di ieri alle 18,30. E in mancanza di un accordo tra le parti, ecco spiegata la grande “indecisione”.
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Lazio, Lotito pronto a fare ricorso se non arriva il 3 a 0 a tavolino
Il giudice sportivo difficilmente farà soccombere il Torino, così la Lega potrebbe normalmente disporre al 7 aprile il rinvio. Non ci sta però il presidente biancoceleste
È DIVERSO DA JUVE-NAPOLI
Ora cosa succede? Partiamo da un presupposto c’è una netta differenza tra quanto successo ieri e quanto accaduto il 4 ottobre scorso. In quell’occasione il Napoli, prima ancora della lettera della Asl, aveva disdetto il volo. In questo caso il Torino ha una nota dell’Azienda sanitaria locale che fissava la quarantena di tutto il gruppo squadra fino alla mezzanotte di ieri rendendo impossibile la trasferta. Concetto ribadito a chiare lettere anche dal numero uno della Figc, Gabriele Gravina: «Abbiamo con certezza l’individuazione di una disposizione dell’Asl di Torino che non è una disposizione dell’ultim’ora ma una disposizione che purtroppo risale a qualche giorno fa. E di fronte a una norma del nostro ordinamento sportivo molto chiara dov’è sancito il principio che in caso di impossibilità oggettiva, e credo che questa sia una causa di forza maggiore conclamata, è evidente che non si può giocare». Ora tutto passerà nelle mani del giudice sportivo, Gerardo Mastrandrea che si pronuncerà giovedì. Una volta visionate le carte (c’è anche una nota di cortesia inviata dalla Asl alla Lega di A) con ogni probabilità potrebbe appellarsi all’art.55 delle Noif «Mancata partecipazione alla gara per causa di forza maggiore» e quindi non darà nessun 3-0 a tavolino in favore dei biancocelesti. Di fatto constaterà la presenza di una situazione esterna che ha impedito al Torino di prendere parte all’evento e dunque dirà alla Lega di fissare una data per il recupero. Con ogni probabilità sarà il 7 aprile, ma per ufficializzarla bisognerà aspettare che la Lazio esca ufficialmente dalla Champions visto che in quei giorni sono in programma i quarti di finale d’andata. Questo iter eviterà anche le lungaggini degli eventuali tre gradi di giudizio che porterebbero comunque, come da precedente di Juve-Napoli, a rigiocare la partita. Ma in questo caso si arriverebbe a maggio a giochi fatti e con tutte le proteste del caso delle altre squadre che lottano per la salvezza.
CORSI E RICORSI
Nessun dolo dunque certificato a priori da parte del Torino, per questo è praticamente impossibile il 3 a 0 a tavolino. Un epilogo, quello del rinvio del giudice sportivo, che avevano ben chiaro anche in casa Lazio. Una scelta che chiaramente non piace ai biancocelesti e il ds lo ha fatto capire: «Potrei dire tante cose, ma le tengo per me. Noi abbiamo rispettato il regolamento e siamo venuti allo stadio. Sappiamo come stanno le cose. Ora aspettiamo, poi chi deve decidere deciderà». Il presidente Lotito è pronto a fare ricorso. A qual punto si andrebbe alla Corte d’Appello federale. Anche se Cairo è pronto a battagliare in qualunque caso contrario: «E’ ovvio che faremmo ogni ricorso possibile. La decisione del Consiglio della Lega si commenta da sola, non prendendo atto della realtà oggettiva. Noi siamo bloccati e non possiamo spostarci, non si difende così il campionato». In ogni caso i biancocelesti possono far ricorso, a quel punto si finirebbe in secondo grado. Insomma tutti contenti e nessuno soddisfatto. Si è mantenuta solo la forma. I limiti del protocollo sono emersi di nuovo: senza il gentlemen agreement tra presidenti fa acqua da tutte le parti. Fa discutere anche il potere in mano alle Asl che con discrezionalità possono fermare o meno una squadra. Al Napoli bastarono Elmas e Zielinski, per il Genoa non furono sufficienti 22 positivi.
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