Il Sarrismo ti fa bello, sembra quasi far rima col tuo nome. È sotto gli occhi di tutti: Felipe Anderson s’è completamente rigenerato sotto la gestione del tecnico toscano che l’ha voluto due estati fa e l’ha riportato a casa con il placet del Presidente Lotito che, seppure freddo circa i ritorni di fiamma, non ha mai nascosto una certa affezione nei confronti dell’esterno brasiliano. Lo abbiamo ritrovato come lasciato: spento, cupo, riottoso, incapace di lasciarsi andare. Negative le esperienze con West Ham e Porto con la sensazione, forte, che in realtà fosse tutto qui: un giocatore normale, incapace di portare a maturazione quel potenziale che pur si vede.
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Tra Sassuolo e rinnovo ma con una certezza: Felipe Anderson fa rima con Sarrismo
Sarri non può farne a meno
—C’ha pensato il Sarrismo, dicevamo. Era così ovvio – col senno del poi – perché bel gioco e fraseggio chiamano in causa un giocatore che vive di tecnica e guizzi. Sarri ha rinunciato a lui di rado: 38 su 38 in campionato nelle prime due stagioni, già 8 su 8 in quella in essere. 6 gol e 8 assist, poi 9 gol e 6 assist, ora 4 assist. Mezzo assist a partita. C’è una fotografia, forse, di quel che è Felipe Anderson per questa Lazio: partita in casa col Torino, partita sonnecchiante per lui, poi il lampo da genio che fa fare 2-0 a Zaccagni. Felipe Anderson è così: un giocatore quasi timido, che quando trova quei 5 secondi di sfacciataggine riesce e fare cose pazzesche, e a Sarri va bene.
Tra Sassuolo e rinnovo
—Sabato sera c’è il Sassuolo ed è una di quelle partite da rivelazione: la Lazio deve smetterla col passo del gambero, spiccare come un’Aquila ed inanellare la seconda vittoria consecutiva che sarebbe la prima quest’anno. E serve un grande Felipe Anderson. O almeno qualche grande momento di sfacciataggine geniale. Un bel gol sarebbe il messaggio perfetto da lanciare alla società: eccomi, sono pronto a rinnovare.
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