Gionata, nipote e parente più stretto di Suor Paola, è intervenuto ai microfoni di Radiosei per parlare della scomparsa di sua zia. Queste le sue parole: "Per me Rita (nome di battesimo di Suor Paola, ndr) è stata più di una zia. Sono in Campidoglio per la camera ardente, sto vivendo una situazione surreale in mezzo a tanta gente. Io sono stato il parente più a stretto contatto con lei. Abbiamo condiviso tante cose e porto dentro tanti ricordi.
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Suor Paola, il nipote Gionata: “È stata più di una zia. La malattia…”
Fu lei a decidere il mio nome, Gionata. Fu lei a dire ad un arbitro durante una mia partita che non doveva arrivare il fischio finale fino a quando non sarebbe arrivato il mio gol (ride, ndr). Lei da tempo non stava bene, eppure non ha mai smesso di praticare ed operare per le altre persone. Era da un anno che mi rendevo conto che non era più la stessa. La vedevo stanca, iniziava a delegare, cosa che non era da lei. C’è stata l’operazione, la convalescenza, poi un nuovo ricovero tre mesi fa che l’ha buttata giù definitivamente. Era una combattiva che nella fase finale si è lasciata un po’ andare. Ultimamente dormiva, ma con serenità. Noi cercavamo di spronarla con esiti non buoni. Poi c’è stato il peggioramento tra lunedì e martedì, quando mi è stato detto che non ce l’avrebbe più fatta.
A livello lavorativo, ora, non sono spaventato. Lo conosco, ci sono tante donne in difficoltà e reduci da violenze. I suoi insegnamenti sono stati preziosi, l’eredità che raccogliamo con la So.Spe nasce da anni molto formativi. Ha sempre avuto fiducia in noi. Quello che mi spaventa, ora, è l’aspetto emotivo. Lei otteneva tutto ciò che si prefissava”.
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