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Mancini
Trajkovski lascia tutti attoniti sul divano. L’Italia fallisce per la terza volta nella storia la qualificazione alla fase finale dei Mondiali di calcio. Era accaduto nel 1957, prima dei Mondiali di Svezia. Era accaduto nel 2017, prima del Mondiali di Russia. Ed è accaduto ieri, con una squadra al 67º posto nel ranking FIfa. La dura legge del gol colpisce oltre il novantesimo. L’unico tiro in porta della Macedonia del Nord si infila nell’angolo: Donnaruma non ci arriva. Tutti a casa. La partita dell’Italia era stata buona per intensità, ma modesta dal punto di vista qualitativo e delle finalizzazioni a rete.
L’attacco è mancato. Il centrocampo non ha avuto idee. La difesa ha ceduto nel momento chiave della partita. Al resto, ha pensato il commissario tecnico Mancini che ha sbagliato tutti i cambi possibili. In primis, quello di Immobile, richiamato in panchina a un quarto d'ora dal termine. Sul risultato di zero a zero, non si toglie dal campo il capocannoniere della Serie A, l’attaccante che più di ogni altro ha segnato negli ultimi cinque campionati. Adesso anche il futuro del commissario tecnico è in dubbio. Martedì sera ci sarà la sfida - inutile - contro la Turchia. Poi la decisione. "E’ la delusione più grande della mia carriera - sottolinea il ct azzurro - il futuro? Adesso vediamo…”.
Ma la disfatta abbraccia tutto il movimento calcistico italiano, e non soltanto i giocatori che sono scesi in campo a Palermo. Le responsabilità sono anche dei Presidenti della Serie A, che continuano a svilire i nostri settori giovanili acquistando falsi campioni all’estero. E che hanno ignorato la richiesta della Federazione per consentire alla Nazionale di preparare al meglio questi play off. E del Settore giovanile e Scolastico della Figc, che continua a incatenare le scuole calcio e le categorie giovanili con dei protocolli tanto inutili quanto dannosi, che soffocano il talento e la tecnica a discapito della tattica. La colpa è anche di questi signori, nascosti dietro alle loro eleganti scrivanie.
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