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Maurizio Sarri
Alla vigilia del match di domani pomeriggio contro i nerazzurri di Simone Inzaghi, è intervenuto in conferenza stampa il tecnico dei biancocelesti Maurizio Sarri. Lungo intervento quello dell'allenatore della Lazio, che non ha risparmiato i suoi giocatori, chiamandoli a una reazione d'orgoglio dopo la brutta prestazione di Bologna. Continua poi la polemica contro i calendari e, soprattutto, nei confronti del terreno dello stadio Olimpico. Di seguito tutte le dichiarazioni dell'allenatore della Lazio Maurizio Sarri.
“Fino a ieri ci siamo allenati a ranghi ridotti, è difficile immaginare le reazioni quando i calciatori sono in giro per il mondo. Questo però è il calcio di oggi, è una cosa che non mi appartiene, io sono più da campo. Sembra che i giocatori si allenino più con le nazionali che con i club. Questo non è più né calcio né sport, ma è diventato uno show in cui tutti i partecipanti spremono gli appassionati. Io sono vecchio per questo, sono innamorato di un calcio diverso. Domani, comunque, m aspetto una risposta da uomini e non da giocatori. A Bologna siamo stati superficiali, i goal presi sono nati da situazioni imbarazzanti. Da una palla restituita a un fallo laterale sulla nostra trequarti, che è qualcosa a cui abbiamo dedicato dieci-dodici allenamenti”.
“Il fatto che Radu non abbia mai giocato è abbastanza casuale. Fino a poco tempo fa non sembrava in grandissima condizione ma adesso sta crescendo. Dopo il Covid ha avuto alcune difficoltà nei recuperi rispetto al passato. Questa malattia ti lascia strascichi che sono ancora poco conosciuti. Comunque Stefan è in crescita, avrà spazio anche lui in questo ciclo. Immobile si allena con noi da circa due giorni e penso stia bene, un po’ di riposo può averlo aiutato. Per i nazionali vediamo, ieri si sono allenati in gruppo, ma abbiamo chiesto loro di non sforzarsi troppo. Oggi sarà il primo allenamento attendibile. Da Luiz Felipe mi aspetto lo stesso che chiedo agli altri. Nella nostra linea difensiva manca ancora qualcuno con il controllo in mano, c'è poca comunicazione ancora. Luiz Felipe si sta comportando abbastanza bene, potrebbe diventare il conducente di questa linea ma non è semplice. Mancano ancora alcune certezze, senza le quali diventa più difficile: con più conoscenza sarà più facile tirare fuori la personalità”.
“Domani ci saranno in palio tre punti, ma non potrà essere una partita spartiacque per la Lazio, perché la scelta fatta è stata di rottura. Questo sarà un anno di costruzione e transizione. Sarà importante mettere le basi, ora non si può ancora avere un calcio spettacolare ma è importante trovare un minimo di solidità. Nei match post nazionali ho sempre un po’ paura, arrivano giocatori che hanno svolto gare e allenamenti con otto-nove stili differenti. Non è così scontato staccare la spina, cambiare pensiero e poi riattaccarla nel modo giusto. Il rischio mentale è sempre alto, forse aiuta giocare contro una squadra blasonata. Ora non si può capire dove potremo arrivare, dipende da quanto tempo servirà per crescere individualmente e come squadra. Non bastano giocatori con mentalità, devono avere anche capacità di trascinamento. Se uno ha mentalità ma all'interno del gruppo fa soltanto il suo, il problema degli altri non è risolto. Da fuori è difficile, in campo un calciatore può sembrare avere una personalità straripante ma poi in allenamento magari non è così”.
“Il nostro modo di difendere richiede la partecipazione di tutti gli undici, per tenere i piedi sulla linea di metà campo nessuno deve saltare il movimento. Il nostro obiettivo è condurre la partita, ma è inutile farlo se si sbaglia in difesa. I nostri errori per ora sono collettivi e individuali. Al momento dobbiamo prima pensare a essere una squadra che può sbagliare dieci minuti senza però prendere goal. Non è facile trovare un’unica risposta a una problematica mentale che coinvolge un intero ambiente. Noi dobbiamo continuare senza concedere niente a nessuno. Il lavoro è la soluzione, senza concessioni a nessuno e al di là dell'importanza che può avere uno nella squadra. Altrimenti i discorsi rimangono generici. Nei confronti negli spogliatoi parlano sempre gli stessi due, è difficile capire cosa c'è nella testa degli altri. Si tratta di un gruppo che a volte va in superficialità. Per me la partita migliore è stata quella contro il Lokomotiv: poteva essere l'inizio del percorso. Era una squadra in cui mi sono riconosciuto più che al derby: avevamo la partita in mano, con palleggio pulito e attacco dello spazio”.
“Hanno risposto solo a me ma si sono lamentati in tanti: si vede che con me sono particolarmente gentili. Non ho sentito risposte a Mourinho e la Federazione ha anche valutato di cambiare sede della partita. Il terreno dell’Olimpico è scadente e non di alto livello: è inutile fare giri di parole. Ma ci hanno assicurato che migliorerà”.
“Io non credo alla storia degli scontri diretti, dipende dalla qualità della squadra che si allena in quel momento. Inzaghi ha fatto bene, ora è su una panchina importante, forse la favorita per il campionato. Gli acquisti sono stati funzionali, perdendo pochissimo della forza rispetto all'anno scorso. Per la partita, non so chi farò giocare io, figuriamoci le scelte dell'Inter. I duelli non mi interessano, ciò che conta sono gli uomini che compongono questo gruppo: dovranno avere la giusta reazione. Ci saranno momenti difficili, ma fa parte della partita e della forza dell’avversario”.
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