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Sarri: “Voglio la Lazio vera. Luis Alberto, Milinkovic, Lotito e Tare: la verità”

redazionecittaceleste

Partiamo bene. Maurizio, quale la squadra che ha espresso il calcio più vicino alle tue idee?

L’ultimo Napoli, quello dell’ultimo anno intendo. Giocava il calcio che avevo in mente, un calcio di coinvolgimento totale. Ma anche nelle stagioni di Empoli avevo ricevuto dai ragazzi quello che volevo. Al Chelsea e alla Juve sono stato troppo poco per poter incidere in maniera pesante. E poi oggi è più difficile, più il tempo passa e più si afferma l’individualismo, e non solo nel calcio. È un cambiamento generazionale, non mi piace e impone degli adattamenti. Anch’io sono cambiato, in parte mi sono adeguato”.

Oggi non puoi non soddisfare alcune mie curiosità, chiarire alcuni passaggi della tua carriera. Partiamo dai contrasti con Chiellini nelle prime settimane alla Juve.

Nella fase iniziale non ce ne furono. Se ricordo bene, nella prima partita Chiellini giocò e segnò pure. E due giorni prima della seconda, col Napoli, si ruppe i crociati. Era una Juve giunta a fine ciclo e io me ne accorsi subito”.

Aveva Ronaldo.

Ho il rimpianto di non averlo potuto allenare da giovane. Ho trovato un giocatore che si era affermato attraverso un certo calcio ed era diventato un’icona mondiale. La squadra doveva adattarsi a lui, non il contrario. Con me segnò 33 gol in campionato e quattro in coppa e insomma non è mai semplice convincere un campione con fatturati del genere a cambiare percorso”.