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Ruggeri: “Fascia e maglia della Lazio un valore unico. In futuro sogno…”

Ruggeri
Il giovane centrocampista della Lazio, Marco Bertini, è stato protagonista della rubrica "Il primo pallone non si scorda mai"
redazionecittaceleste

Per il format “Il primo pallone non si scorda mai”, i canali ufficiali del club biancoceleste hanno intervistato il capitano della Primavera Fabio Ruggeri. Queste le sue parole. “I miei primi calci con papà a 4-5 anni, mi ha subito trasmesso la sua passione irrefrenabile per il pallone. Me lo ha messo tra i piedi sin da bambino. Io sono cresciuto a Sant’Oreste, un paese fuori Roma in cui ci conosciamo tutti. Le voci corrono più velocemente rispetto alla città. I primi calci li ho dati al Soratte su un campo in terra, le prime differenze le ho viste in trasferta sui campi in sintetico, a quei tempi erano come il Bernabeu.

Da piccolino giocavo centrocampista, trequartista offensivo. Poi un giorno chiesi a mio padre di fare un provino per la Lazio ma non fu possibile e mi disse di provare con la Roma. Il primo fu una partitella, quando mi chiesero il ruolo dissi di aver sempre fatto la mezzala. Durante la partitella poi mi misero in difesa e da lì poi ho intrapreso questo ruolo. Sicuramente ci sono più responsabilità addosso, ti trovi a difendere la porta piuttosto che mandare in porta i compagni. I primi anni alle superiori ho avuto problemi con i professori, non riuscivo a combinare le due cose. Mi hanno detto di rinunciare al pallone, ma non l’ho fatto: quella strada non mi appartiene come questa.

A quest’età si fanno sacrifici diversi, basti pensare alle uscite con gli amici in un semplice venerdì sera. Magari rinunci perché il giorno dopo c’è una partita importante la mattina. Durante la settimana c’è anche poco tempo libero. Il Ruggeri in campo è simile a quello all’esterno, sempre con la testa sulle spalle. Per fortuna ho alle spalle una famiglia educata che mi ha istruito bene, mi ritengo molto fortunato. Il capitano è una figura diversa dalle altre, è un leader della squadra. La maglia, soprattutto questa essendo tifoso, ha un valore molto importante, come quello della fascia da capitano. Capitano ci si diventa giorno dopo giorno, mattone dopo mattone. L’ho fatto in questi anni di Lazio, dall’U16 fino alla Primavera. Ci vuole calma e dedizione nel fare le cose, ma sopratutto bisogna aumentare il proprio livello settimana dopo settimana.

Romano Floriani Mussolini, Valerio Crespi, ma anche i nuovi arrivati come Federico Magro e Matteo Dutu: siamo tutti leader di questo fantastico gruppo. Il mio primo ricordo della Lazio fu un Inter-Lazio in cui i nerazzurri, squadra tifata da mio padre, persero. Da allora iniziai a provare amore per la Lazio. Non è una semplice società come le altre ma è una vera e propria famiglia. Insegna il rispetto verso il prossimo e l’educazione verso i propri compagni. Facendo parte di questa società, mi ispiro a Nesta. Pur avendolo visto poco essendo piccolino, ho capito la sua importanza vedendo i filmati su YouTube. Romagnoli e Casale sono sicuramente grandi modelli, poi guardo Sergio Ramos e van Dijk anche.

Paura? No, perché se no scendere in campo e giocare ogni sabato diventa complicato. Magari qualcuna nella vita sì, come quella di non riuscire a realizzare il proprio sogno, di prendere altre strade per vedere cosa riserva il futuro. Magari in futuro per la mia carriera chissà, giocare per la Lazio che è la squadra del mio cuore, o andare a fare qualche esperienza fuori e poi tornare. Sicuramente un futuro in questa società mi farebbe molto piacere”.