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Lotito e Tare
Tra le macerie del derby, la Lazio dovrà trovare la voglia e la forza di programmare la prossima stagione. Al momento, la classifica non garantisce nulla. Ma l’Europa non è lontana. E un finale di stagione all’altezza delle aspettative potrebbe regalare la qualificazione ai biancocelesti. Per agguantare l’Europa League ci sono ancora due mesi a disposizione. Ma il tempo per programmare sta per scadere. Tanti i calciatori in scadenza di contratto, le risorse economiche limitate e l’indice di liquidità è negativo. Le certezze sono poche, sfavorevoli e incontrovertibili. E mai come in questo periodo, il presidente Lotito appare distante dal suo club.
Era stato proprio lui a innescare il tormentone degli ultimi mesi, quel rinnovo di contratto del tecnico Sarri che oggi sembra svanito nel nulla. L’allenatore toscano non aveva chiesto nulla. Il presidente aveva fatto una fuga in avanti, annunciando il prolungamento davanti a tutta la squadra. Ora, il club vorrebbe aspettare la semestrale per capire se - e come - offrire un nuovo ingaggio al tecnico. Come se, all’interno della società, non ci sconoscessero già costi e ricavi, cifre e numeri dei contratti. Ed eventuali accordi firmati per i prossimi anni. Per trattenere Sarri, la Lazio deve dare al tecnico delle garanzie di mercato. Il tecnico, per prolungare il proprio accordo - al di là dell’organico - vorrebbe maggior peso specifico nelle scelte di mercato.
Il nodo principale è questo. E arrivati a questo punto delle stagione, l’allenatore ha capito che la Lazio non è la società ideale in cui lavorare. Così come il club inizia a pensare che il tecnico toscano non sia quella figura imprescindibile della quale non si può fare a meno. Tare e Sarri non hanno mai legato; due personalità forti, due caratteri poco malleabili - non avvezzi ai compromessi - due figure dominanti. Uno esclude l’altro. La ricerca di un compromesso sarebbe la peggiore delle scelte possibili. Davanti a questo bivio, il presidente Lotito sceglierebbe Tare, con il quale lavora da anni, nonostante le campagne acquisti fallimentari che hanno portato la Lazio a un punto di non ritorno.
Sarri ha un altro anno di contratto, al quale non rinuncerà tanto facilmente. La Lazio non è nelle condizioni economiche di poter pensare a una rivoluzione tecnica. Se il tecnico resta, l’unica strada percorribile è quella di andare avanti con le sue idee. Qualsiasi altra mossa sarebbe sbagliata. O ci si fida di Sarri, o non ci si fida. La fiducia condizionata, in questi casi, non paga mai. La storia di Kamenovic e Cabral è una foto fin troppo chiara Il rischio è quello di far finta di niente, andare avanti per inerzia e ricominciare con un progetto ibrido. A rimetterci sarebbe soltanto la Lazio. Sarebbe la strada più dannosa. Ma è anche quella più probabile.
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