Il portiere della Lazio, Pepe Reina, ha rilasciato alcune dichiarazioni quest'oggi in una diretta su Instagram intervistato da Futbol Emotion. L'estremo difensore spagnolo è sempre più un punto fisso per Inzaghi, dopo essere arrivato come chioccia di Strakosha, si è pian piano conquistato i galloni da titolare e ora sembra inamovibile tra i pali biancocelesti. A suo vantaggio l'essere un regista arretrato, quella costruzione dal basso che tanto piace ad Inzaghi. A seguire le sue principali parole nell'intervista odierna:
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Reina: “Voglio essere protagonista fino alla fine. In Italia c’è meno intensità”
Il portiere della Lazio, Pepe Reina, ha rilasciato alcune dichiarazioni quest'oggi in una diretta su Instagram intervistato da Futbol Emotion
"A calcio è bello giocare, correre dietro la palla ma grazie a mio padre ho capito qual era la mia vocazione primaria. Essere tra i pali. Ora anche il mio terzo figlio sta iniziando ad esibirsi in questo ruolo, spero sia la terza generazione di portieri. Ricordo l'esordio con il Barcellona. Mi allenavo con i più grandi da tre settimane, a 2' dall'intervallo il titolare chiese il cambio ed entrai a freddo. Per mia fortuna durante il break mi scaldai e ciò mi permise di restare sereno e tranquillo. Giocai tante partite, per i tre-quattro mesi successivi, l'allenatore mi diede fiducia anche quando tornò il titolare. Liverpool? Mi sono divertito tantissimo in Inghilterra, a mio avviso gli anni più competitivi della mia carriera. Giocavamo stabilmente in Champions e ogni anno per il titolo. Giocare ad Anfield un sogno, più di 400 gare con la maglia dei reds. La cosa migliore che mi sia capitata in carriera".
Protagonista anche con la Lazio
"In Inghilterra si difende di meno, in Italia i ritmi sono più bassi, con più pause. In Germania è come in Inghilterra: si è più intensi e si gioca sempre al massimo, non si riposa mai. Se sono ancora protagonista ora con la Lazio lo devo alla passione per ciò che faccio, mi aiuta a stare ai massimi livelli. Insieme ad una sana alimentazione e al riposo, voglio essere protagonista fino alla fine. L'avversario più temibile affrontato è stato Drogba. Le gare tra Liverpool e Chelsea erano sempre complicate ma belle da giocare. E Drogba mi causava sempre tanti problemi. Tra fisico e testa mi aiuta molto quest'ultima, quando essa va, tutto il resto viene di conseguenza. Quando sei in un buon momento e in fiducia, è anche più facile stare bene fisicamente. Soprattutto per un ruolo come il portiere. Mi piacciono i portieri che si inseriscono, che giocano in profondità e non si limitano alle palle alte. Credo che questo faccia la differenza in un ruolo come quello del portiere, oggi più difficile rispetto prima".
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