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Giampiero Galeazzi
Il mondo del giornalismo piange Giampiero Galeazzi. Il giornalista romano è scomparso oggi all’età di 75 anni. E’ stato per quasi quarant’anni una delle colonne della redazione sportiva della Rai. Inviato di punta della Domenica Sportiva, sapeva coinvolgere lo spettatore con servizi dettagliati, dove l’aspetto ironico ed emozionale non veniva mai meno. Era stato un apprezzato canottiere, una passione che aveva sempre custodito con amore ed orgoglio. La telecronaca durante le Olimpiadi di Seul per raccontare la vittoria della medaglia d’oro dei fratelli Abbagnale e Peppiniello di Capua. “Più nulla ci può togliere questa medaglia d’oro, è imprendibile l’Italia, vola verso il traguardo. Controlla a destra, controlla a sinistra, e l’Italia taglia il traguardo! Una vittoria netta. Una Vitoria di classe Una vittoria veramente di squadra“.
Giampiero sapeva fare squadra. Era ironico, istrionico, a volte imprevedibile. Come quando - in occasione del primo scudetto del Napoli - pensò bene di lasciare il microfono a Diego Armando Maradona per intervistare i propri compagni di squadra. Fu un gesto spontaneo, intelligente, futuristico: il cronista si chiamava fuori dalla scena rinunciando alla propria visibilità per lasciare il palcoscenico ai veri protagonisti. Fu una lezione di giornalismo in termini pratici, che in pochi avrebbero fatto in quel momento. Il giornalismo di Galeazzi era diverso, differente da quello impostato e formale della tv di Stato: riuscì a rompere gli schemi, il protocollo, la consuetudine. Sapeva improvvisare, facendosi trasportare dal momento, senza pensare alle conseguenze.
Accadde così anche nel pomeriggio del 14 maggio 2000. E’ l’ultima giornata del campionato di calcio, ma ci sono anche gli Internazionali d’Italia di tennis, e Giampiero Galeazzi è il cantore degli eroi con la racchetta. Sulla terra rossa del Foro Italico scendono in campo lo svedese Magnus Norman e il brasiliano Gustavo Kuerten. Le tre esultanza dello stadio Olimpico giungono perpendicolari al cuore: Lazio batte Reggina tre a zero. ma il boato più grande arriva quando la partita dell’Olimpico si è già conclusa. Ha segnato il Perugia contro la Juventus. Quando la partita del Renato Curi sta per concludersi, arriva il colpo di scena: Giampiero Galeazzi abbandona la sua postazione allo stato del tennis, afferra cameramen, lo trascina su Viale delle Olimpiadi.
Poi piazza il microfono su una radiolina, registra le parole di Riccardo Cucchi che arrivano direttamente da Perugia: “Sono le 18.04 del 14 maggio 2000, la Lazio è campione d’Italia“. Galeazzi registra la sua felicità, e quella di tutti i laziali, fissando nelle teche della Rai momento storico, irripetibile. Giampiero Galeazzi aveva la Lazio nel cuore, un amore dichiarato da sempre, eludendo quell’ipocrisia professionale che talvolta spinge i cronisti a nascondere le proprie passioni. Era stato direttore della rivista “La Lazio“ dal 1983 al 1986, con la quale collaboravano firme prestigiose come quelle di Mario Pennacchia e Sandro Petrucci. La redazione di cittaceleste lo ricorda come esempio unico e inarrivabile, e lo piange come tutti i suoi cari.
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