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Riccardo Cucchi
È intervenuto ai microfoni di Quelli della Libertà, in onda su Cittaceleste TV e Radiosei il giornalista Riccardo Cucchi. Di seguito le sue parole. “Quello del 14 maggio 2000 è stato un pomeriggio che tutti ricordiamo ovviamente, soprattutto i laziali. Un pomeriggio strano, in un’epoca nella quale non c’era ancora l’abitudine a celebrare lo Scudetto in orari strani. A quei tempi, nel 2000, le partite erano ancora tutte in contemporanea. Ci si aspettava lo Scudetto poco prima delle 17:00 invece successo quello che tutti ricordiamo. Il secondo tempo di Perugia giocato circa un’ora più tardi, quando la Lazio aveva già battuto la Regina e lo stadio era ancora gremito di pubblico. La fortuna fu che la radio era presente, tutti hanno potuto sentire il secondo tempo attraverso il racconto che cercavo di fare. Eravamo tutti travolti dall’emozione, io per primo, e il finale fu quello che nessuno avrebbe immaginato”.
“Siamo in attesa che riprenda il campionato, oggi pomeriggio ho guardato anche la Lazio Women. Hanno perso contro le bianconere che sono una squadra molto forte, ma ho visto una squadra molto orgogliosa e determinata. Penso che abbiamo meritato l’applauso di chi le ha seguite. La Serie A è difficile, lo sappiamo. La Lazio Women è ultima a zero punti con nove sconfitte, le avversarie di oggi al contrario le hanno vinte tutte. È un processo di crescita, mi auguro che le ragazze biancocelesti non si demoralizzino e guardino al futuro. Il calcio femminile ha un futuro e deve averlo anche quello biancoceleste”.
“Ho sofferto molto per la scomparsa di Giampiero Galeazzi, oltre a un collega era un amico. Ci legavano tante cose, mentre lui raccontava il canottaggio in tv io lo facevo alla radio e spesso ci trovavamo vicini. La sua voce imponente si trasmetteva in tutta la tribuna, la sua capacità di trasferirsi in barca con gli sportivi è stata una delle sue caratteristiche. Giampiero sarebbe stato in grado di far innamorare anche se l’Italia avesse avuto risultati peggiori.
E proprio in quel 14 maggio 2000 Giampiero era al Foro Italico a raccontare il tennis. Ma sapeva cosa stava succedendo a Perugia: lasciò la postazione al Foro Italico e con la telecamera si diresse a piedi verso l’Olimpico. Nel servizio della sera della Domenica Sportiva aveva una radiolina in mano e quindi si sentiva la mia voce con gli ultimi secondi della partita. Lui si trovò allo stadio mentre il pubblico della Lazio festeggiava il successo incredibile. Anche questo mi unisce a Giampiero che, come sappiamo, era un grande laziale.
Ha segnato un periodo storico dell’informazione sportiva della Rai, anche grazie alla sua anima popolare nel senso più nobile possibile. Era un ex atleta ma anche un innamorato dello sport: sapeva cosa dire a chi raccontava. All’epoca le interviste a fine partita non erano così normale, ma ricordiamo tutti l’immagine del Napoli di Maradona, con quest’ultimo che intervistava i suoi compagni. Giampiero era un grande e geniale giornalista. Fu lui a parlare con Maradona anche dopo il Mondiale della mano de dios. Il rapporto che aveva creato con gli intervistati rendevano viva e soprattutto vera l’intervista”.
“Quando cominciarono gli Europei gli Azzurri non erano i favoriti. Sono stati outsider, hanno vinto sorprendendo tutti. Essere campioni d’Europa in carica ha un altro peso, una maggiore responsabilità. Evidentemente questo peso ha appannato alcune prestazioni, ma alcune partite riescono bene e altre male. Ieri è mancato il goal anche per un’inezia, ma di certo la Svizzera di ieri non era quella di giugno. E la conseguenza è stata una gara faticosa, che non siamo stati capaci di chiudere. Ora tutto è rinviato a lunedì, non sono pessimista: è tutto nelle nostre mani. Dobbiamo andare a Belfast e vincere, se possibile segnando parecchio. Siamo sempre i campioni d’Europa. Non dimentichiamo poi che Nazionale ha preso in mano Mancini. L’obiettivo principale non era vincere l’Europeo, ma qualificarsi al Mondiale. Credo che questo abbia un po’ pesato sulle spalle degli Azzurri”.
“Contro i bianconeri non sarà facile, anche se la Lazio ha messo in mostra una crescita importante. Mi è piaciuta molto la gara di Bergamo, si sono viste alcune caratteristiche della vecchia Lazio corrette dalle idee di Sarri. Buona l’impressione anche contro la Salernitana, sebbene contro avversari più fragili. Ricordo ancora cosa disse Sarri quando fu presentato: disse che sarebbe stato un anno di transizione. Servirà tempo per passare dal gioco di Inzaghi a una costruzione più articolata. Alcuni giocatori che Sarri ha a disposizione non sono quelli ideali, anche per questo bisognerà lavorare. Alla prossima si affronterà una squadra forte, al di là dei problemi. Sarà difficilissima.
Immobile out? Sarri a Napoli inventò Mertens centravanti, all’epoca sembrava una follia. Eppure i risultati li ricordiamo tutti. Penso che Sarri stia pensando a una cosa simile. Forse Pedro, ma azzardo anche un Luis Alberto più avanzato. Per Muriqi mi dispiace, non si è trovato in un ambiente facile e soprattutto è arrivato in un meccanismo già oliato. Io non penso sia scarso, perché prima che arrivasse a Roma aveva mandato segnali importanti. Fu paragonato addirittura a un nuovo Ibrahimovic, sicuramente esagerando un po’. Certo avendo Immobile in squadra l’inserimento è difficile. Speravo Sarri potesse far qualcosa, ma non so a che punto siamo. Si vede che però scende in campo con la paura, con la sua nazionale segna molto. Molti sono risvolti psicologici. È un ragazzo molto timido e chiuso, questo non lo aiuta. Credo che alla fine sarà ceduto, di certo rimane un grande problema perché manca un’alternativa a Ciro. Anche per questo si è fatto male”.
“Ciro è legatissimo alla maglia della Nazionale e a quella della Lazio, mi arrabbio molto quando viene valutato negativamente. Il lavoro che fa in campo è incredibile, tiene alta la squadra e mette in difficoltà le difese. È un ragazzo incredibile, giocatore di rara generosità. Lui è anche molto altruista”.
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