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Lotito
Cittaceleste ha contattato durante Quelli della Libertà, in onda su Cittaceleste TV - canale 85 del digitale terrestre - e Radiosei, Stefano Barigelli, direttore della Gazzetta dello Sport, per parlare del recente riavvicinamento con la società biancoceleste.
Come mai c’è stata in prima pagina della Gazzetta l’intervista a Lotito?
“Io e il presidente Lotito ci conosciamo da tanti anni. Siamo entrambi romani, sono stato vicedirettore del Messaggero a lungo, di un giornale che ha buonissimi rapporti con la Lazio. Tra me e Lotito, considerato che facciamo io il giornalista e lui il presidente della Lazio, sono decisamente maggiori gli anni in cui ci sono stati buoni rapporti. Questo spiega anche la facilità con cui il rapporto che si era incrinato con la questione dei tamponi si è ristabilito. Quando sei abituato ad avere un buon rapporto con una persona è più facile ricostruirlo quando si incrina.
Lotito si è battuto come vice presidente della commissione bilancio per inserire nella legge di bilancio alcuni emendamenti che secondo me avevano un fondamento. Era giusto, dava al calcio qualche ristoro dopo il Covid anche se in misura minore rispetto al mondo dello spettacolo. Il ministro Abodi non ha ritenuto di appoggiare questo emendamento e noi come Gazzetta abbiamo ritenuto di dare ragione al presidente Lotito. Questo per evidenziare che non c’era nessun pregiudizio nei confronti di Lotito. Il presidente l’ha notato e ci siamo sentiti per telefono, mentre lui era impegnato in commissione bilancio, per ristabilire buoni rapporti. Lui ha scelto di rilasciarci un’intervista che ritengo politicamente molto importante. Tra le tante cose sottolineo quella degli stadi, in cui lui propone un commissario nazionale che esamini le varie proposte di costruzione e dia risposte celeri. Sappiamo che spesso le richieste si perdono nei meandri delle tanti leggi che ci sono e alla fine per stanchezza quell’iter si ferma. Quella è una proposta interessante con la quale la Gazzetta è d’accordo. Ora i rapporti sono tornati buoni come lo erano stati in passato”.
Chi aveva avuto problemi con Lotito? Barigelli, Cairo o la Gazzetta?
“Io sono direttore della Gazzetta da tre anni. Se metto insieme i minuti in cui io e il presidente Cairo parliamo di calcio, non metto insieme un quarto d’ora. Diciamo che aveva litigato con Barigelli”.
Alla fine però ci è andata di mezzo la Lazio.
“È chiaro che nell’anno e mezzo i rapporti sono stati tesi, c’è anche da considerare il fatto che noi per un periodo di tempo non potevamo entrare a Formello. Sono tutti episodi che non contribuiscono da entrambi le parti. Ma invece che intestardirmi su questo anno e mezzo racconterei quello che da qui in avanti la Gazzetta e la Lazio possono fare insieme. Penso che anche per il club e per la tifoseria un rapporto con un giornale che per diffusione, storia e tradizione sia importante”.
Ci sarà almeno una pagina intera dedicata alla Lazio sulla Gazzetta e che ci sarà maggior rispetto per Ciro Immobile?
“Se si guarda all’ultimo scorcio la Lazio dal punto di vista dello spazio non è penalizzata. Con Immobile ho preso un premio la scorsa estate a Venezia, siamo stati tutta la mattinata insieme ridendo e scherzando e seduti a fianco. Sicuramente la Gazzetta nei prossimi giorni farà anche una doppia pagina su Immobile. Io ho avuto con il club con il maggior numero di tifosi in Italia un rapporto ancor più burrascoso. Siamo stati senza sentirci con il suo presidente per un periodo ancora più lungo. Poi è venuto da me e ci siamo chiariti, nella vita succede. E sto parlando di un club che per la Gazzetta come per ogni giornale è importante.
In ogni caso non ho difficoltà a dire che i tifosi della Lazio abbiano percepito Gazzetta come un giornale ostile alla Lazio e ai suoi tifosi. Può capitare che la Gazzetta dello Sport abbia rapporti distesi o più complicati, che rende poi tale la percezione del tifoso. Mi dispiace abbiano percepito questo, sono romano e mio fratello, che adoravo, era tifoso della Lazio. Nel periodo di Cragnotti e Sensi il Messaggero era molto più legato a Cragnotti per ragioni professionali. Era davvero difficile discutere con lui, anche nei confronti del pezzo più velenoso di uno dei miei giornalisti la cosa più antipatica che faceva era offrirmi un bicchiere di vino”.
Possiamo dire che un obiettivo della Gazzetta del 2023 possa esser quello di mettere attenzione sulla questione stadi in Italia?
“Assolutamente, ho anche detto a Lotito che sul Flaminio ha ragione. Gli devono dire se lì può aumentare la capienza. La Lazio non può avere uno stadio da 20mila persone. Serve che il Comune e la famiglia Nervi diano una risposta precisa, univoca e definitiva. Altrimenti lo stadio si fa da un’altra parte. Uno stadio moderno di un club come la Lazio deve prevedere dei box a disposizione dei clienti premium e degli sponsor, che spesso occupano uno spazio enorme e indubbiamente tolgono spazio al pubblico. Credo che all’epoca non fosse neanche concepito lo Sky Box. Sono cambiati i tempi e le società hanno bisogno di aumentare i ricavi, un obiettivo condiviso da tutto il calcio italiano. L’aumento può arrivare dai diritti televisivi, ma certamente la voce degli sponsor diretti o indiretti è una voce che deve aumentare per tutti i club.
La Lazio ha bisogno di uno stadio da almeno 45-50mila persone sedute comode. Se con il Flaminio non si può gli dicessero di no. Una società ha diritto di avere una risposta definitiva. Non può essere sempre colpa dei club, altrimenti i presidenti vengono ridotti a macchiette. C’è una responsabilità delle amministrazioni. Nei Paesi seri le ubicazioni degli stadi non cambiano con le giunte. Non credo che la presenza dell’Olimpico, utilizzato a pagamento da Lazio e Roma, blocchi la costruzioni di nuovi stadi. Almeno in quel caso ci sarebbe un disegno seppur criminoso. Sport e Salute è partecipata dallo Stato e ha un finanziamento di circa 450 milioni di euro. Non credo che 5 milioni l’anno abbiano un peso tale. All’Olimpico potrebbero essere ospitate tante altre manifestazioni.
Il calcio è cambiato e ha bisogno di stadi con gente seduta a cui vendere abbonamenti a prezzi di un certo tipo offrendo però determinati servizi e comodità. Io penso ci sia una grossa responsabilità da parte delle amministrazioni e del governo che non vuole creare meccanismi di semplificazione dell’iter perché ritiene quel mondo impopolare e quindi qualsiasi favore si fa a quel mondo si fa a un gruppo di ricchi scellerati. Invece quel mondo dovrebbe essere sostenuto perché dà lavoro a migliaia di persone e lo stadio rappresenta una necessità per molti club. Il governo dovrebbe prenderne atto e creare procedure più snelle”.
La Juventus verrà punita secondo te?
“Sì, ma secondo me verrà punita ma solo dalla Uefa per la questione degli stipendi. Per la questione delle plusvalenze invece secondo me è più difficile trovare un ancoraggio giuridico. Sugli stipendi invece ci sono le confessioni dei giocatori. In teoria libera un posto, ma bisogna vedere se vorranno punire il movimento italiano e mandare solo tre squadre in Europa. Una sanzione dalla FIGC mi pare più difficile a meno che non venga dimostrato che senza quella spalmatura degli stipendi la Juventus non potesse inscriversi al campionato, ma mi pare difficile. Penso che verrà penalizzata in punti, ma non in maniera tale da non qualificarsi in Champions”.
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