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Parolo: “La Lazio è passione e adrenalina. Allenarla un giorno? Beh…”

Marco Parolo
Le parole dell’ex calciatore biancoceleste sulla partita in programma domani tra la squadra di Baroni e quella di Pecchia e sul suo futuro
Stefania Palminteri Redattore 

È intervenuto sulle colonne della Gazzetta di Parma l’ex centrocampista biancocelesteMarco Parolo. Al centro dei discorsi la gara in programma domani tra i gialloblù e la Lazio. Queste le sue parole.

Quali sono i suoi ricordi di quelle due stagioni?

Un posto bellissimo. Mi ero davvero innamorato della città, della gente, del gruppo che si era creato. L'ambiente Parma mi aveva coinvolto a 360 gradi, ricordo anche il centro sportivo a Collecchio con grande piacere, le strutture erano molto piacevoli e sembrava propria di stare in una grande realtà. Poi, fondamentalmente, io non volevo andar via da Parma, ma per vicissitudini economiche sono stato costretto a farlo. Poi naturalmente arrivare alla Lazio è stata una grande fortuna”.

A livello di numeri il secondo anno in città è stato clamoroso. Otto gol e sette assist, numeri incredibili se consideriamo il suo ruolo.

Devo ammettere che quell'anno nel contratto mi avevano inserito tanti bonus per gol, assist e rigori procurati. È stata un'ottima scelta del direttore - ride - per stimolarmi”.

In panchina sedeva Roberto Donadoni. Spesso vi siete fatti apprezzamenti a vicenda. Che allenatore è stato?

È stato il mister che mi ha fatto capire che ero un giocatore forte. Dopo due anni di alti e bassi a Cesena, trovare un allenatore come lui che sin da subito mi ha dato fiducia, mi ha permesso di trovare quella forza per stabilizzarmi come giocatore di un certo livello e di questo gliene sarò sempre grato. Quell'anno con quella forza fisica-mentale e l'anno dopo alla Lazio dove ho segnato dieci gol ho toccato l'apice della mia carriera. Mi sembrava di volare”.

Arriva la Lazio. Quello stadio, quel tifo, quella passione. Cosa rappresentano per lei i colori biancocelesti?

È stata una scarica di passione e adrenalina incredibile. Ancora oggi quando guardo le partite ripenso a tutti i bei momenti passati dentro quello stadio. Poi l'amore e la forza del tifoso laziale solo chi c'è dentro può davvero capirli. L'energia positiva che lo stadio ti dà poi si traduce inevitabilmente in belle prestazioni di chi sta in campo e gioca per la maglia”.

Fermiamoci sul tifoso laziale e su quelli che erano i suoi pensieri all’inizio dell’anno con l’avvento di Baroni. C'era forse qualche dubbio tra i tifosi?

Probabilmente non era scetticismo nei confronti di Baroni. Quando cambi ciclo e ne inizia uno nuovo, sai sempre quello che lasci ma non sai mai quello che troverai. La Lazio però è stata brava a prendere tutti giocatori funzionali all'allenatore e giocatori che avevano già masticato il calcio italiano come Noslin e Dia ad esempio. Questo ti porta a costruire una rosa competitiva e da fuori trasmette proprio la sensazione di essere un gruppo che sta bene. Per certi versi mi ricorda molto la serenità che c'era a Parma nella stagione 2013-14”.

Una differenza fra il Parma e la Lazio oggi può essere proprio questa mancanza di serenità fra i crociati?

Esatto. Mentre nella Lazio se un passaggio è impreciso si vede come si spronano a fare meglio l'uno con l'altro, nel Parma si comincia a vedere qualche testa bassa e poca fiducia nei propri mezzi. Devono riuscire a trovare una sorta di leggerezza nelle partite e nelle giocate”.

E passiamo al Parma di Pecchia. Una squadra sicuramente molto giovane e quindi un po' inesperta. La gestione di alcune partite come quella contro l'Udinese e poi contro il Cagliari fanno pensare che ci siano momenti in cui i giocatori spengano la luce e si arrivi poi a lasciare punti preziosi. Qual è la sua considerazione a riguardo?

Più che a perdere punti a perdere fiducia. Il Parma si vede che ha un gioco, si vede che ha una squadra costruita per divertire e per giocare a calcio. Ha un allenatore che è capace di far questo con la sua squadra. Il problema è che se non arrivano i risultati ed è un gruppo giovane cominci a farti delle domande. Ora è probabilmente arrivato il momento di trovare la chiave giusta per non incorrere più in certi errori che poi finiscono per condizionare la partita. Il duro lavoro sicuramente spetta a Pecchia, che dovrà, però, trovare l'appoggio di tutti i giocatori e della società”.

Le sue sensazioni sono buone per quanto riguarda la salvezza?

Il Parma ha una rosa di giocatori forti, rispetto anche alla concorrenza che ha. La mancanza d'esperienza può essere deleteria, abbiamo visto l'anno scorso il Frosinone che, seppur con giocatori forti in rosa, quando è stato il momento di stringere i denti, non ha portato a casa il risultato. Poi vedo squadre che fanno da contraltare come ad esempio il Cagliari dove trovi giocatori che sanno leggere le partite e le situazioni. Quel punto in più, quella vittoria in più poi, alla lunga, finisce sempre per fare la differenza. Sarà una dura lotta e la speranza è che già l'esperienza accumulata fino a qui possa dare una sterzata positiva alla stagione”.

Chiudiamo parlando invece del suo futuro. Si vede presto su qualche panchina?

Mi piacerebbe molto provare ad allenare e a mettere in pratica quelle che sono le mie idee. Mi sto rendendo conto che quando sono sul terreno di gioco mi sento a mio agio nel vedere le partite e quindi diciamo che è un passo che voglio fare. Sono con le orecchie attente e gli occhi spalancati pronto a trovare la panchina giusta da cui partire”.

Quanto sarebbe bello ed emozionante per lei un giorno sedere sulla panchina della Lazio?

Metto anche Cesena e Parma. Tutte le realtà in cui ho giocato mi hanno lasciato dei bei ricordi che porto dentro di me. Naturalmente con la Lazio c'è forse un sentimento molto forte, ma anche altre realtà della Serie A sarebbero sicuramente molto stimolanti”.