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Paradosso Lazio: l’indice di liquidità frena il mercato, il FFP rende virtuosi i conti

Lotito
I biancocelesti sono frenati dalle norme previste in Serie A, ma per la UEFA e il fair play finanziario i conti sono virtuosi e da esempio
Michele Cerrotta

Nuova sessione di mercato e soliti, vecchi discorsi sull’indice di liquidità. Il mercato della Lazio è frenato dalla pura matematica, eppure secondo la UEFA i bilanci della Lazio sono virtuosi. Come è possibile tutto ciò? Per capirlo è necessario partire dal concetto stesso di indice di liquidità, un “indice che dimostra quanto un club sia in grado di poter rispettare i propri impegni finanziari”. In sostanza, si tratta di uno strumento che valuta la capacità o meno di un’azienda di fra fronte agli impegni economici assunti. Per calcolarlo, si fa il rapporto tra attività correnti e passività correnti nell’arco degli ultimi dodici mesi, ossia il rapporto tra denaro posseduto e denaro dovuto. Il risultato di tale rapporto certifica o meno la possibilità di un club di fare mercato in entrata (e non solo).

Da quanto esposto finora il freno ai sogni della Lazio in questo calciomercato invernale. Eppure, il discorso cambia radicalmente se si valuta la situazione economica con le normative UEFA. Al momento, infatti, secondo il massimo organo calcistico continentale, tra le italiane solo la Roma ha i conti in totale sofferenza, con oltre 600 milioni di debito e 81 di deficit nell’ultimo anno. È invece in risalita l’Inter mentre stanno bene Milan e Juventus. Considerati virtuosi, invece, i conti e le spese delle altre italiane Lazio, Fiorentina, Napoli, Atalanta e Bologna. La società di Lotito è quindi un esempio in Europa ma è frenata in Italia. Come è possibile tutto ciò?

La risposta sta nel sistema UEFA, che si articola in quattro punti tutto sommato diversi rispetto al regolamento previsto dalla Serie A. In Europa ci si concentra principalmente sulla lotta ai debiti, che devono essere pagati entro novata giorni per evitare sanzioni immediate. In un periodo triennale, poi, viene concesso un deficit massimo di 60 milioni. Occhio anche alla proporzione delle spese: quelle per stipendi, commissioni e mercato devono essere pari al 70% delle entrate. Infine, le sanzioni sono note e progressive: i club sanno già cosa rischiano ancor prima di essere eventualmente condannati.