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Lazio, Panico: “Baroni la chiave per ricucire l’amarezza. Ecco chi mi ha sorpreso”

Patriza Panico
Le parole di Patrizia Panico, intervenuta a Quelli della Libertà, in onda tutte le sere dalle 18:30 alle 20 su CittacelesteTV e Radiosei
Stefania Palminteri Redattore 

L'ex giocatrice della Lazio (uno Scudetto e due Coppa Italia nel suo palmares), oggi vice allenatrice del Lione Femminile, Patrizia Panico è intervenuta durante la trasmissione "Quelli della libertà" in onda tutte le sere dalle ore 18:30 alle 20:00 su Cittaceleste TV e Radiosei.

"Lione? Bellissima, viva. La cosa è nata dopo la Fiorentina, molto improvvisa, ho deciso tutto in pochi giorni. Il Lione è un club prestigioso, mi ha chiamato Montemurro, avevo già dato una sorta di parola, dei contatti per andare in Arabia, con la nazionale giovanile. Quando mi è arrivata a chiamata di Montemurro, passato per la Juve, ci ho messo pochissimo a scegliere perché il club è molto importante. In Arabia avrei guadagnato di più, la scelta è stata dettata da volere professionalità intorno a me e lavorare in un club professionale. In Arabia ci vuole tempo, non era neanche una Nazionale maggiore, c'era anche molto da lavorare, al richiamo del Lione per chi come ha ha vissuto nel calcio femminile, si può paragonare al Barcellona al maschile. Hanno vinto 14 volte la Champions League.

Faccio l'assistente allenatore. Io mi occupo dello sviluppo dei giocatori, mi occupo dei reparti, ma lavoriamo molto in sinergia, il club è estremamente organizzato. Il mio contratto è biennale. Tornerò a Roma per Roma-Lione, io alle ragazze lo dico 'sapete di che squadre sono' e loro dicono sempre 'Lazio, Lazio!'. Abbiamo una rosa molto vasta, il capitano dell'America, dell'Olanda e molte altre. Vedere il Lione femminile è molto molto piacevole, io i primi giorni che sono arrivata, essendo comunque già attrezzata in merito a quello che avrei visto, il primo giorno di allenamento sono rimasta stupita. In Italia bisogna investirci. Gli allenamenti che vedo, mi sembra di essere con la Nazionale Under 21, c'è duello, intensità, contrasto. Una panchina? Ho scelto questa idea, sposandola, anche per imparare due lingue, l'ho strutturata anche come un percorso di crescita, non solo professionale.

La Lazio Women? Penso che ora il rilento sia dovuto al salto di categoria, e poi vedo una Lazio molto motivazionale che fa grandissime prestazione, 'rubando' qualche punto con le grandi ma soffrendo un po' quando c'è da fare la partita. Per questo c'è bisogno di esperienza, di consapevolezza e purtroppo il salto un pochino lo paghi, non solo con le giocatrici ma con l'intero ambiente. Sono state quest'estate a Formello, è spaziale. L'entourage però poi non ha quell'esperienza di campionati di Serie A, c'è bisogno di tempo. Contenta di essere un'allenatrice nel calcio femminile o avrei voluto vivere in questo momento? Da calciatrice mi sarebbe piaciuto di più perché hai meno pensieri, meno lavoro, dopo la mattina non pensi ad altro e al giorno d'oggi sei sempre più agevolata. La mia fortuna la metto sulla bilancia che delle persone che vanno a lavorare la mattina alle 6 non arrivando a fine mese, sono una privilegiata.

Il tallone d'Achille della Lazio di Baroni? Forse la difesa, ma non penso che i giocatori non sino adatti al gioco di Baroni. Penso che sia un po' l'anello debole per supportare l'attacco e il coraggio che abbiamo e che Baroni mette dentro una partita. La cura? Essere molto bravi, lavorare bene sulle preventive, sulla riaggressione immediata e lavorare sulla linea. Cambiare modulo? No, il sistema di gioco è acqua passata, con la mobilità che hanno la cosa importante è la riaggressione della palla immediata. La squadra se ti metto l'aspetto emotivo ancora paghiamo le pene di chi è andato via, io compresa. Sostituire Ciro, Luis o Milinkovic da un punto i vista emotivo è difficilissimo, da un punto di vista tecnico forse un po meno. Baroni è stata la chiave per ricucire l'amarezza che c'era dentro l'ambiente. Non solo dentro lo spogliatoio ma anche tra i tifosi, i dirigente e lo staff. Lui è la chiave perché è un lavoratore, ha la sua idea e cerca di trasmetterla benissimo ai giocatori con umiltà di un allenatore per bene che sta facendo il suo. Ci saranno momenti in cui la Lazio soffrirà, ma se lavori con questa trasparenza e serietà potranno esserci anche sconfitte dolorose ma i tifosi lo accetteranno meglio.

In Europa? In Europa c'è questo switch dove sei meno italiano e più internazionale e Baroni questa mentalità la sta mettendo anche in campionato. Il turnover che fa da consapevolezza ai giocatori, da armonia perché non hai giocatori non impiegati o accantonati, poi sta a loro esprimersi al meglio. L'Europa può essere un upgrade per fare meglio durante la stagione. Dia-Taty? Io non vedo molta differenza tra i due, se li sai sfruttare bene si possono complementare anche se lo start up è Dia sotto Taty o viceversa. E' una sottigliezza minima, l'importante sono i movimenti opposti. Bisogna vedere chi attacca meglio la linea difensiva, Taty in questo momento attacca meglio. Qualcuno che mi ha colpito in particolare? Tavares sicuramente però io ho sempre detto che tra i nuovi che mi avevano stupito c'era anche il Taty, un giocatore che doveva esplodere prima o poi. Quello che mi ha veramente impressionato è Tavares. 

I nuovi in generale? Noslin secondo me ancora deve esplodere, a Verona l'ho seguito perché è un profilo che mi piace molto. E' un ragazzo giovane, immagino che essere catapultato in una realtà come la Lazio può pesare. Tchaouna mi sta un po' deludendo. Castrovilli ha bisogno del ritmo partita. Isaksen mi sembra un po' fragile dal punto di vista caratteriale, ancora sbaglia la giocata semplice, la scelta. Ha grande dedizione ma sbaglia la scelta, qualcosa in più può dare ma non sarà mai Felipe Anderson"