Di Michele Cerrotta
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Immobile, il vero problema della Nazionale: senza Ciro è notte fonda
Non basterebbe una giornata per recuperare tutte le vuote parole sprecate da chi continua a sostenere che Ciro Immobile sia il problema della Nazionale. Giustamente, perché ostinarsi a schierare titolare un giocatore in grado di segnare 94 goal dal momento dell’arrivo di Mancini sulla panchina Azzurra? Molto meglio Belotti, che di goal ne ha messi a segno 54. O Scamacca, fermo a quota 31 e senza particolare esperienza europea. O, ancora, Raspadori, che di goal ne ha realizzati 24 di cui 15 in Primavera. Ancor più giustamente, però, contano i goal in Nazionale: è questa l’obiezione. E, in effetti, anche in questo caso nessuno ha segnato più di Immobile. Ciro è a quota 8 con Mancini, così come Belotti, con l’unica differenza che il capitano della Lazio ha giocato 22 partite, mentre il Gallo è a quota 26.
Numeri alla mano, c’è poco a cui aggrapparsi per i tanti sostenitori dell’inutilità di Immobile in Nazionale. E quel poco diventerebbe il nulla totale se, poi, l’analisi si spostasse da quella dei semplici numeri, spesso non in grado di dare risposte complete, a quella delle partite. Salterebbe così all’occhio come, nelle ultime 5 gare senza Immobile, gli Azzurri abbiano perso gran parte del loro potenziale offensivo. Perché il capitano della Lazio, oltre a segnare, svolge un’incredibile quantità di lavoro senza palla. Crea spazio per le ali, pressa e si sacrifica, fa salire la squadra. Tutte cose mancate contro Spagna, Belgio, Svizzera e Irlanda del Nord e viste contro una Lituania decisamente arrendevole.
Non sarà certo un caso il fatto che Mancini, in cinque gare, abbia schierato al centro dell’attacco due volte Raspadori, una Bernardeschi, una Belotti e una Insigne. È il sintomo di una totale mancanza di alternative, a prescindere da quello che a qualcuno possa far piacere dire. Per questo a marzo, fastidi fisici permettendo, toccherà di nuovo a Ciro Immobile prendere posto al centro dell’attacco Azzurro. Perché in questo momento nel panorama calcistico italiano non esiste altro giocatore che sia pronto a prendersi una responsabilità simile. Dimostrando, oltre tutto, la solita incrollabile generosità, nonostante le tante e immeritate critiche che la Scarpa d’Oro 2020 continua a ricevere.
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