02:00 min

news

Martini: “La maglia della Lazio è una bandiera, va difesa. Nel ’74…”

redazionecittaceleste

Le parole di Gigi Martini, uno dei protagonisti dello storico primo scudetto vinto 50 anni fa dalla Lazio, ai canali ufficiali della società

Gigi Martini, uno dei protagonisti della storica conquista del primo scudetto biancoceleste è intervenuto ai canali ufficiali della società. L'ex terzino della Lazio è passato a Formello, spiegando i motivi della sua visita e ricordando quella cavalcata firmata dalla Banda Maestrelli. 

La Lazio indosserà una maglia per i 50 anni dal primo Scudetto...

"Innanzitutto è stata una grande emozione visitare Formello, è la prima volta che lo vedo ed è una cosa eccezionale: anche in questo siamo i migliori in Italia. La maglia in onore dello Scudetto? Un'emozione fortissima, aspetto il debutto con quella maglia. Ci sarò anche io per la prima volta, verrò allo stadio per onorare questa maglia, ringrazio la Lazio. 

Quanto pesa?

"Sono anche scaramantico, come tutti all'epoca. La maglia che indossi è come una seconda pelle, devi esserci affezionato e difenderla come una bandiera, un plotone che va in battaglia".

Siete delle bandiere. La Lazio del '74 è un esempio, un modello.

"Sì, eravamo anche dei matti però. Un gruppo particolare ed irripetibile, noi avremmo potuto vincere contro tutti e perdere contro l'ultima. Teniamola come esempio di lealtà e spirito combattivo, ma non cerchiamo di imitarla perché è impossibile".

Quando scendevate in campo però, lasciavate tutto fuori...

"Neanche noi sapevamo come avvenisse, fino a qualche minuto prima negli spogliatoi ci guardavamo in cagnesco. Maestrelli passava tra di noi per cercare di palpare la tensione che nasceva, era rivalità pura. Una volta che l'arbitro fischiava eravamo 'tutti per uno, uno per tutti', ma non abbiamo mai capito perché".

Prima parlava di scaramanzia, chi era il più scaramantico?

"Una bella lotta, ma dico Pino Wilson. Ripeteva gli stessi gesti della volta prima, faceva caso anche a chi veniva a trovarci in albergo prima della partita. E se la domenica perdevi... non lo voleva più vedere. Eravamo agli eccessi, in tutto per tutto. Scaramanzia sugli indumenti? La giacca a quadri di Maestrelli ha fatto storia".

Ha fatto storia anche l'esultanza composta di Maestrelli il 12 maggio.

"Tommaso aveva un autocontrollo speciale, faceva parte del suo essere un leader. Ti trasmetteva sempre tranquillità e serenità, una forza in più che ci trasmetteva prima della partita. Lo ascoltavi parlare e ti metteva tranquillità per vincere". 

Perché è a Formello?

"Vorrei riunire in un libro quelli che oggi si chiamano post, che scrivo per ricordare la Lazio di allora. Ho avuto un discreto successo, in tanti mi chiedono di riunire in un libro queste mie interpretazioni. Lo voglio fare per donare i ricavi i beneficienza ai bambini malati del Bambin Gesù. Vivo il ricordo di quando io e Mastrelli andammo lì a portare le maglie col tricolore e Maestrelli donava tutti i mesi delle proprie risorse. E visto che si festeggiano i 50 dallo Scudetto io vorrei farlo in questo modo. Sarebbe bellissimo se anche la Lazio attuale partecipasse a questa iniziativa".

Quanto è bello portare ricordi anche alle generazioni successive?

"Mantiene viva e arricchisce la passione che c'è per la Lazio. Incontro ragazzi di 25 anni che mi raccontano di come i padri, i nonni gli abbiano trasmesso. È normale che il padre raccontino al figlio di quella Lazio. È eccezionale, invece, che il figlio la faccia sua e ne parli allo stesso modo del padre, che si commuova per quella squadra. I ragazzi che mi commentano hanno quella squadra dentro, e viene tramandata dal padre. Non è una cosa comune". 

Quanto è bello vedere i volti dei bambini quando si fanno iniziative di beneficienza del genere?

"Non c'è gioia più grande, l'ho fatto una volta con Maestrelli e vedere che ti vengono intorno e tu gli stai regalando la vita è una cosa indimenticabile".