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Claudio Lotito e Cristina Mezzaroma
Arriva il lieto fine nella storia che ha visto coinvolto Mario (nome di fantasia) e la Lazio nella persona di Cristina Mezzaroma e di Claudio Lotito. Il sessantenne romano, svenuto per la fame al centro di Roma mentre cercava un lavoro, ha trovato un impiego presso una delle società del patron biancoceleste, come raccontato dallo stesso protagonista della storia a lieto fine al Messaggero: “Mi hanno preso! Lavorerò come portiere negli ambulatori del Santa Maria della Pietà. È straordinario, non avrei mai immaginato che il mio destino potesse incrociarsi con quello di persone così importanti e generose. Sto preparando i documenti da consegnare per il nuovo impiego, mi invieranno la divisa a casa: sono felicissimo, senza l'aiuto di Claudio Lotito e di Cristina Mezzaroma la mia famiglia ed io non avremmo avuto un futuro. Anzi, un presente”.
Il lieto fine arriva però dopo un periodo di sofferenza: disoccupato da febbraio, Mario - residente a Labaro - ogni mattina andava in giro per tutta la città “bussando a ogni porta, dagli alimentari, ai fruttivendoli per sapere se serviva qualcuno che facesse le consegne. Neanche le agenzie di pompe funebri mi hanno voluto, mi hanno detto che per portare i feretri servono persone giovani e aitanti, ma io sono forte. Ce l'avrei fatta”.
Difficile farlo però se a digiuno per giorni: “Bevevo solo acqua. Avevo provato anche a farmi ricoverare in ospedale pur di avere un pasto, ma non mi hanno accettato perché le analisi andavano bene”. Gli agenti di Polizia Locale del I Gruppo Prati hanno organizzato una raccolta alimentare tra colleghi e gli hanno comprato un telefono, poi l’aiuto della Lazio nella persona di Cristina Mezzaroma. Ma Mario vuole mantenere l’anonimato, per evitare brutte sorprese: “Lo faccio per la mia compagna e il bambino di 12 anni, al mondo c'è anche gente cattiva. Una volta per le strade della Balduina avevo fortissimi crampi allo stomaco, sempre per la fame, ero piegato in due... la gente mi guardava e passava oltre spaventata: nessuno mi ha aiutato. Non ho voluto chiedere aiuto per orgoglio, ma dopo aver conosciuto quei vigili ho capito che è importante aprirsi”.
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