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Marcolin: “Lazio di Eriksson? Difficile anche andare in panchina. Ricordo che…”

Marcolin ricorda Eriksson
L'ex calciatore biancoceleste, oggi commentatore per Dazn, ricorda l'allenatore svedese e svela alcuni dei retroscena vissuti a Formello
Edoardo Benedetti Redattore 

Ai microfoni di Radiosei è intervenuto Dario Marcolin, in rosa nella Lazio di Eriksson e protagonista nell’ultima gara dei biancocelesti contro il Milan del momento per ricordare l’allenatore svedese recentemente scomparso. Queste le sue parole. “È stata un’emozione grande, ricordare quello che per me è stato un secondo padre è stato forte. È stato unico, mi sono sentito fortunato ad essere lì in quel momento a ricordare una persona del genere. Era apprezzato da tutti e, da grande signore, ha vissuto la malattia addirittura dando consigli agli altri. In quel momento ho rivissuto tutto, il nostro feeling personale e di squadra. È davvero morto uno di noi. Quella rosa era di 31 giocatori, tutti campioni. Io e Gottardi avevamo un calendario in cui mettevamo le croci sugli indisponibili (ride, ndr). Era complicato anche andare in panchina.

Di quella squadra lì, molti sono diventati allenatori. Questo significa che Sven è stato per tutti un’ispirazione, tecnica e di gestione. È vero, io giocavo poco, ma lo spogliatoio mi ha affidato la festa interna per lo scudetto. Evidentemente ero apprezzato dal gruppo. Era giusto che avanti ci fossero i campioni con alle spalle una base solida. Questo è stato il segreto dei successi di Eriksson e della sua gestione del gruppo. Faceva sfogare tutti senza intervenire, poi dopo tre giorni chiedeva conto. Oggi undici giocano e gli altri sono arrabbiati, nella nostra Lazio non era così.

Quando sono arrivati Sven e Mancini, siamo passati da una squadra che ci provava ad un’altra che ci credeva. È cambiato il pensiero grazie al loro arrivo, l’approccio era lo stesso in casa ed in trasferta. Ricordo tanti momenti particolari, la lite tra Simeone e Couto per esempio. Sono stati minuti che non ho mai rivisto in vita mia. Ricordo Mancini che riprese Boksic chiedendo di rispettare la squadra. Lui da grande professionista ha capito e tornato indietro”.