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Mandas nel suo mini-film: “Gli inizi, il sogno e la Lazio: vi racconto tutto”
Gli inizi, il sogno realizzato e la Lazio. Così Christos Mandas ha raccontato la propria vita da calciatore nel suo mini-film, oggi svelato al pubblico sul proprio profilo Instagram. Partendo con il suo racconto dagli albori della sua vita da calciatore, il portiere greco classe 2001 ha raccontato vari retroscena del suo approdo nella Capitale e la sua vita in generale da quando si è trasferito in Italia. Queste le sue parole.
"Quest'anno passato per me era molto importante perché ho imparato tante cose, ho giocato in Europa per la prima volta. Sono stato con grandissimi giocatori, sia come compagni di squadra ma anche avversari. E questo è molto importante per me, sono diventato più uomo. Mi sono abituato ad altri ritmi rispetto a quelli in Grecia, ho cambiato il ritmo nel mio calcio e in tante altre cose".
GLI INIZI - : "Ho iniziato come centravanti, avanti. Ho sempre avuto un tiro forte: ero piccolo e segnavo. Un allenatore mi ha visto, non so se ha visto che non potevo continuare in questa posizione, non avevo le caratteristiche o altro. In una partita mi ha messo in porta, gli è piaciuto come ho giocato. E anche io, in verità, mi sono trovato bene, perché volevo giocare dentro, mi piaceva di più. Quindi, per aiutarmi e per non lasciarmi scontento, come può succedere ai bambini se gli cambi ruolo, mi ha detto di giocare il primo tempo come portiere e il secondo in avanti. Questo è successo per due anni, fino a quando sono diventato più grande e dovevo giocare solo in porta.
Ma questo mi ha aiutato molto perché potevo essere bravo con il pallone tra i piedi e diventando più grande non potevo giocare in avanti, solo in porta. Mi metteva a calciare le punizioni quando dovevamo far gol perché avevo i piedi buoni. Così è successo e così ha iniziato a piacermi la posizione. Perché se non mi avesse fatto provare entrambe le posizioni restando solo in porta forse io avrei reagito e non so... Non era qualcosa, un super wow. Ho fatto sempre cose semplici, ma quelle cose semplici le facevo abbastanza bene. Questo credo di me, non ho fatto la parata perfetta o cose difficili. Diventando più grande sono stato fortunato a trovare sulla mia strada bravi preparatori dei portieri che mi hanno formato meglio nella posizione".
LA LAZIO - : "Credo sia stato un buon risultato della buona annata passata. Poi abbiamo giocato qui in Italia un'amichevole con l'OFI una settimana prima dell'inizio del campionato, mi ha visto il preparatore dei portieri della Lazio che aveva già un'opinione su di me dall'anno precedente e si sono mossi per acquistarmi. La storia con la quale sono arrivato qui è molto grande e bella, sono arrivato qui con la prospettiva che appena firmato sarei subito tornato indietro, in prestito all'OFI perché domenica dovevamo giocare contro il PAOK e l'allenatore mi aveva detto che dovevo giocare.
Sono venuto e abbiamo tardato molto per la firma, alla fine sono rimasto due giorni perché Sarri mi voleva e aveva chiesto al club di farmi restare qui. Anche perché dovevano cambiare i costi del trasferimento che inizialmente prevedeva il ritorno e dopo la permanenza. Quindi più alto era l'importo che la Lazio doveva dare all'OFI e dovevo rimanere due giorni in hotel, non avevo niente con me: abiti, avevo principalmente solo i biglietti per tornare. L'allenatore ha deciso che mi voleva e di tenermi già dal primo giorno, quindi dovevo combattere per prendere il posto dal terzo al secondo. E dopo contendere il posto e giocare.
Dovevo scalare una montagna, correre e conquistare la fiducia dei miei compagni. 'Sapete, qui c'è anche Christos', perché gli altri erano in Italia da tanto, erano italiani, li conoscevano già. Ogni giorno, in allenamento, dimostravo quello che potevo, mi ha aiutato il fatto che l'allenatore faceva un allenamento molto aggressivo. Cioè con molte finalizzazioni, tattica offensiva, quindi io ho avuto occasioni per dimostrare di essere bravo in porta, quindi anche questo mi ha aiutato e con il passare del tempo ho guadagnato il mio posto in squadra.
Fino a quando non è arrivato il momento giusto con la partita di Coppa Italia dove ho debuttato. All'inizio, appena arrivato, mi ha aiutato Provedel perché mi vedeva come un suo piccolo amico, quindi non troppo concorrenziale. Essendo anche portiere capiva il ruolo. Dopo di più Pedro, Felipe Anderson, Patric mi hanno chiamato a casa loro dall'inizio, appena arrivato. Hanno conosciuto la mia ragazza, sono venuti loro a casa mia.
Stavamo in compagnia e stavamo insieme e per me è un po' una pazzia stare in compagnia di Pedro, così all'improvviso. Uno che ha vinto tanto e tutto, non c'è un trofeo che non abbia vinto. Per me è una cose eccezionale. L'andare via dalla Grecia e venire qui è un'esperienza bellissima perché Roma è una bellissima città. Qui il campionato, che sognavo fin da piccolo, è molto forte. La Lazio è un grandissimo club quindi sono felicissimo di essere venuto".
FAMIGLIA - : "Il primo che lo ha saputo è stato mio padre, era felicissimo, credeva molto in me fin dall'inizio e sapeva che questo sarebbe accaduto e lo ringrazio per essermi vicino in tutto quello che faccio. La famiglia per me è la cosa più importante, senza di loro non avrei potuto fare tutto questo. Da quando ero in accademia che mi accompagnavano con il freddo, con la pioggia. Avevano o non avevano da fare ma mi portavano sempre a fare ciò che volevo.
Fino a quando sono diventato grande e necessitavo di più di un supporto psicologico e in quel momento sono stati molto importanti per me. La casa per me è il luogo per rilassarmi, dove posso trovare la tranquillità, una serenità per quando non sto bene e nei momenti difficili e più di tutto perché ci abito con la mia ragazza e quindi il mio cervello è tranquillo. I momenti difficili solitamente li gestisco con le persone a me vicine.
Mi aiutano molto, come la mia ragazza, i miei genitori, parlare con loro. Mi piace parlare dei miei problemi e rilassarmi per non mettermi ulteriore pressione. Nei momenti solitamente cerco di restare possibilmente con i piedi per terra perché non mi piace dimostrare che io sono qualcosa di importante. Essenzialmente sono una persona normale che gioca a calcio, fa quello che ama e cerca di mostrare il suo meglio e non voglio che questa cosa possa cambiare. Quindi cerco di restare possibilmente sempre con i piedi per terra.
DAILY ROUTINE - : "La giornata inizia sempre con un caffè al mattino, mi piace molto il caffè qui in Italia. Dopo vado al centro di allenamento, faccio colazione con i miei compagni e poi allenamento. Torno a casa solitamente al pomeriggio e sto con la mia ragazze e il cagnolino, giochiamo, ci rilassiamo e faccio una passeggiata vicino casa per passare il tempo. E la sera vado a dormire, per poi ricominciare la giornata.
La nostra quotidianità è del tutto diversa perché dobbiamo riposare molto, gli allenamenti e le partite sono molto esigenti. Il nostro programma deve rispettare un orario e ogni mattina dobbiamo essere presto al centro sportivo per l'allenamento, quindi logicamente la sera dobbiamo riposare presto ma quello che faccio mi piace molto, ti abitui e dopo lo ami. Devi essere 'pazzo' per essere un portiere dal punto di vista del fatto che sei spesso in contatto con solitudine e tristezza e molte volte, anche con la tua gioia, ce l'hai da solo.
Non lo senti molto durante la partita, perché sei continuamente in contatto con i giocatori, comunque sia durante tutta la partita devi parlare, devi comunicare. Senti che non sei solo. Credo che appena inizi a stare bene con te stesso perché per un portiere questa è la cosa più importante, stare bene con sé stessi, sapere che hai dato tutto e cosa fare per continuare, allora lo superi, unico modo per superare qualche errore.
In particolare nel nostro ruolo, almeno così la penso io. Sono stato molto fortunato, perché prima di tutto ho vissuto tante esperienze molto giovane. Prima di tutto giocare a livello professionale da molto giovane. Una cosa che non accadeva molto facilmente prima. Sono fortunato di avere la mia famiglia con me e questo mi dà l'impulso di poter fare certe cose".
TIFOSI - : "È molto bello quando viene un bambino e ti abbraccia, ti parla e ti chiede la foto, anche quando vengono i più grandi. Ti sembra comunque strano, pensi 'Io gioco solo a calcio'. Per loro sono un qualcosa di particolare, è bellissimo. Questo dimostra che mi vogliono bene e che anche io voglio bene a loro. Perché senza il loro supporto non potremo fare nulla. Credo che mi ha insegnato molte cose, non solo per la parte agonistica ma anche per quella extra agonistica.
Il rispetto, il comportamento, la disciplina e altre cose come il relazionarsi a tante persone di culture diverse, idee differenti, puoi vedere qual è il male e qual è il bene e quindi avere i tuoi criteri e tenere quello che vuoi. Credo di essere diventato grande e ho imparato ad apprezzare molte cose. Perché ho visto il calcio qui, quanto la gente ama la squadra e quanto amore ha l'Italia per il calcio. E ho imparato a capire come la gente semplice veda noi calciatori, l'amore che ci mostrano solo per vederci giocare in campo. La 'Pazzia' qui a Roma non si ferma mai, ma anche questo ha la sua bellezza.
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