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Lazio: Inzaghi premio Maestrelli
Amori e tradimenti. Da Vieri a Mancini passando per De Vrij fino a Simone Inzaghi. Negli ultimi due decenni, sull’asse Roma-Milano si è frequentemente svolta la stessa trama di un film; partenza dalla Capitale, arrivo sotto al Duomo. Bobo Vieri divenne Mister 90 miliardi grazie anche alla lungimiranza di Sergio Cragnotti che - con quei soldi - costruì la squadra dello scudetto. L’attaccante voleva giocare insieme a Ronaldo, e dopo nove mesi lasciò Formello con una Coppa delle Coppe e senza troppi rimpianti: in nerazzurro non avrebbe vinto nulla. Roberto Mancini da allenatore della Lazio sfruttò l’onda vincendo una Coppa Italia, ma nel momento del naufragio economico, fu il primo ad abbandonare la nave.
La storia di Stefan De Vrij è più recente, ma ancora fa discutere: suo l’errore che spianò la strada ai nerazzurri verso la Champions League nella sfida contro la Lazio di Inzaghi. Il giocatore si era già accordato con l’Inter, e nella serata decisiva regalò una prestazione disastrosa che agevolò l’accesso in Europa a quella che sarebbe stata - di lì a poche settimane - la sua nuova squadra. La trama somiglia al finale della stagione 2003-04 quando la Lazio - allenata da Mancini - ebbe un finale di stagione altalenante che consentì la qualificazione in Champions ai nerazzurri. La vittoria della Coppa Italia fece passare in secondo piano la mancata qualificazione, ma i problemi a Formello in quel momento erano ben altri.
E di Simone Inzaghi, cosa dire? E’ stato additato come un traditore per aver cambiato idea dalla sera alla mattina. Ma lui stesso era stato tradito dal club, che a sua volta era stato tradito da Gattuso che decise a sorpresa di scegliere Firenze. A quel punto, la società tornò sui suoi passi, perché Inzaghi era l’unico piano B percorribile. Chi oggi si interroga sull’accoglienza da riservare a Inzaghi, lo fa perché ancora traumatizzato dalla separazione; guarda la Lazio, e non la riconosce. E Simone? fatica a riconoscersi anche lui con quella divisa addosso. Ma quando c’è il derby di Roma, annulla una cena ufficiale ad Appiano Gentile perché gioca la sua Lazio. Perde la voce e non sente ragioni: al cuor, non si comanda.
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