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Malesani
Continua a stupire tutti Marco Baroni insieme alla sua Lazio. Dopo lo scetticismo estivo, il tecnico insieme alla squadra sono riusciti a creare un'alchimia praticamente perfetta, fatta di bel gioco e risultati. Da qui, nasce il premio consegnato nel prepartita di lunedì sera contro il Cagliari, come migliore allenatore del mese d'ottobre. In merito, al Corriere della Sera, è stato intervistato uno dei mentori del tecnico biancoceleste, ovvero Alberto Malesani. "La società in realtà lo prese come team manager, ma il suo destino era un altro - racconta l’ex allenatore fra le altre di Parma e Fiorentina -. Proprio come il suo desiderio", era la stagione 2002/2003.
In che senso?
«Venne da me e mi disse espressamente, ma con grande educazione e rispetto dei ruoli, che voleva fare l’allenatore. Aveva già avuto qualche esperienza nelle categorie inferiori e a Verona voleva arricchire il proprio bagaglio culturale".
La sorprende la sua esplosione?
"Per niente. Ha vinto uno scudetto, quello del 1990, con un certo Diego Armando Maradona. Era un pozzo di notizie e di idee. Prima o poi doveva arrivare in una squadra importante. I risultati sono ottimi e li ottiene attraverso un gioco molto studiato e organizzato".
Perché ci ha messo tanto a emergere?
"Dipende cosa si intende per emergere. Ormai sono anni che sta in serie A. Non era ancora mai stato in una squadra del livello della Lazio, ma il sistema calcio è così. Chi ha le conoscenze giuste va più veloce. Poi, però, magari fa un buco nell’acqua. Altri, come Baroni, hanno un percorso più lungo e fanno un passo per volta. Nessuno gli ha regalato nulla. Gli fa onore".
Quali sono i suoi punti di forza?
"Marco è intelligente, è pieno di valori e li trasferisce ai giocatori. Difficile che non venga apprezzato. La Lazio, dopo un’annata difficile, non poteva scegliere meglio. Lui è l’uomo giusto per riportare e mantenere serenità in un ambiente. Per questo la Lazio può essere una delle primissime della classe".
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