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Novantanove anni fa, a Pisa, nasceva il più grande allenatore della storia della Lazio. Tommaso Maestrelli fu per la Lazio di Lenzini molto più di un allenatore. Fu un padre, un amico, un confidente, un educatore. La Lazio era la sua famiglia, che non abbandonò neanche nel momento più difficile e drammatico della sua vita. Tutti ricordano lo scudetto vinto nel 1974. Meno glorioso, ma più significativo fu l’ultimo campionato trascorso sulla panchina biancoceleste, dove conquistò una salvezza insperata nell’ultima giornata di campionato, a Como; in quell’anno, Maestrelli mise la Lazio davanti alla sua stessa vita, accettando di tornare in panchina pur avendo una precaria condizione di salute.
Tommaso Maestrelli arrivò alla Lazio nell’estate del 1971, scelto dall’allora direttore generale Antonio Sbardella. L’accoglienza non fu benevola: in tanti - nonostante la retrocessione - avrebbero voluto la riconferma di Juan Carlos Lorenzo sulla panchina laziale. Maestrelli non si perse d’animo, e con un lavoro efficace e mirato riportò immediatamente la squadra in Serie A. Le grandi conoscenze tecniche di Maestrelli - unite alle capacità professionali di Sbardella - generarono nell’estate del 1972 la squadra che due anni dopo sarebbe divenuta leggendaria. Pulici, Petrelli, Martini, Wilson, Oddi, Nanni, Garlaschelli, Re Cecconi, Chinaglia, Frutalupi, D’Amico. Undici più uno. Tommaso Maestrelli. Una squadra destinata a vivere per l’eternità, nonostante le mille sciagure.
Da calciatore Maestrelli giocò con il Bari, la Roma e la Lucchese, vestì una sola volta la maglia della Nazionale - agli ordini di Vittorio Pozzo - alle Olimpiadi di Londra del 1948: andava fiero di quell’unica presenza, custodendo gelosamente quella maglia azzurra con il numero quattro cucito sulla schiena. Fu player manager della Lucchese, intraprese la carriera di allenatore nel Bari, per poi raccogliere successi significativi con la Reggina e con il Foggia. Lo scudetto conquistato con la Lazio fu il suo capolavoro. Un capolavoro tecnico, tattico, psicologico. Ma soprattutto umano. Perché prim’ancora di essere un grande allenatore, Tommaso Maestrelli era un grandissimo uomo.
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