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Luis Alberto
Partita bruttina quella di ieri pomeriggio. Lazio e Napoli si sono divisi la posta in gioco con miseria: un punto a testa che non cambia la classifica e tiene ambedue le compagini appaiate al sogno Champions League. Pochi tiri in porta, nessuno nello specchio, pochi spunti, pochi sussulti, pochi brividi, poche giocate. E tra le giocate assenti ci sono le (non) giocate di Luis Alberto.
La partita di Luis Alberto è iniziata nel modo giusto: nel vivo del palleggio e ad ondeggiare su tutto il campo alla ricerca del bandolo della matassa. L’unico che con la dolcezza delle sue giocate può far squagliare, come neve al sole, le difese più solide e riottose. Poi s’è spento, come sempre più spesso gli capita. Ed oltre a spegnersi ha iniziato pure (altro cliché della fenomenologia del Mago) a scuotere la testa. Come a prendersela con qualcuno che non sia lui. Una luisalbertata bella e buona, conclusasi nel post-partita quando s’è (ri)fatto leader nel tentativo di scuotere la squadra: “Bellissima partita, se giochiamo così vinciamo 9 volte su 10”.
E allora cosa sono quei musi lunghi? Cosa sono quei movimenti di testa? Con l’addio di Milinkovic-Savic ci aspettavamo un up-grade emotivo e di leadership che a tratti, specie ad inizio stagione, si è visto. Ma quello che serve ora è che il Mago faccia il Mago: giocate, assist, gol. Senza di questi siamo una squadra normale, con questi siamo da una squadra magica. Come lui. Luis Alberto non incide più da tempo, dalla gara contro il Sassuolo nello specifico, ed ora serve lui per affrontare al meglio l’imminente tour de force dall’Atalanta in poi. Luis Alberto, meno teste che scuotano e più giocate. Luis Alberto, fai qualcosa! Luis Alberto, fai qualcosa di magico!
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