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Lazio, arriva la diffida di Lotito a Gravina. La Figc: “Basta bugie”

Claudio Lotito

Il presidente della Figc in conferenza stampa fa luce sull'espulsione odierna del Presidente della Lazio Claudio Lotito dal Consiglio Federale

redazionecittaceleste

AGGIORNAMENTO 6 OTTOBRE ORE 13:39 - Sempre tramite un'ANSA, la Figc risponde al presidente della Lazio Lotito: "Basta bugie - dice la note - la colpevolezza di Lotito è stata accertata.  Proviamo stupore nell'apprendere come nelle ricostruzioni del presidente Lotito e dei suoi avvocati si parli erroneamente di deferimento eludendo artatamente il punto 4 della sentenza del Collegio di Garanzia dello Sport, dove c'è scritto chiaramente che l'aver schierato un calciatore positivo in campo e uno un panchina rappresenta una negligenza e una responsabilità molto gravi". In attesa della nuova udienza della Corte Federale, fissata per il 19 ottobre, la Figc rispedisce al mittente anche l'intenzione persecutoria nei confronti di Lotito: "La sua colpevolezza è passata in giudicato, non ci sono regole fatte su misura, le regole valgono per tutti e si devono rispettare; non c'è alcun personalismo, al contrario è lo stesso Lotito a personalizzare per distogliere l'attenzione dalle sue responsabilità".

AGGIORNAMENTO 6 OTTOBRE ORE 11:19 - Arrivano novità importanti in merito alla polemica tra il presidente della Lazio Claudio Lotito e il presidente della FIGC Gabriele Gravina. Stando a quanto riportato in questi minuti dall'ANSA, infatti, il presidente biancoceleste avrebbe inviato una lettera di diffida al presidente della Federcalcio, indirizzandola anche a quello della Lega Serie a Paolo Dal Pino e a tutti i componenti del Consiglio FIGC. Oggetto del messaggio, la richiesta di immediato reintegro all'interno del Consiglio stesso. L'invito di Lotito, si legge, sarebbe quello "alla presa d'atto della decisione del collegio di garanzia presso il Coni”. Stando ancora a quanto riportato dall'ANSA, alla lettera di Lotito sarebbe allegato anche un parere del professor Bruno Sassani.

Gli antefatti

Il presidente della Figc Gabriele Gravina risponde alle affermazioni del presidente della Lazio Claudio Lotito invitato a lasciare la sede di Via Allegri in occasione del Consiglio federale odierno. "C'è un tema fondamentale - ha dichiarato il numero uno della Figc in conferenza stampa - il Collegio di Garanzia non ha annullato nessuna condanna al presidente Lotito e dunque ad oggi è responsabile all'interno dell'ordinamento sportivo, per noi vige la squalifica. Io mi sono attenuto a una decisione del Collegio di Garanzia - ha concluso Gravina - dove non ho trovato nessuna frase che parla di annullamento della pena. Dovesse essere riformata se ne discuterà quando sarà, ora vige sempre la sentenza del tribunale federale".

Il presidente della Lazio Claudio Lotito - dopo le motivazioni del Collegio di Garanzia del Coni pubblicate ieri - si era presentato questa mattina negli uffici della Figc per presenziare al Consiglio federale in qualità di consigliere federale in quota Lega. Il patron della Lazio, a quel punto, è stato invitato dal presidente Gravina a lasciare la sala consiliare, in quanto squalificato dalla Corte d’Appello per il caso tamponi. Il presidente della Lazio per far valere le proprie ragioni presentava a quel punto un documento prodotto dai suoi legali: la figura di Lotito - a oggi - dovrebbe essere considerata come quella di un qualsiasi inibito, e non come quella di un soggetto squalificato. Ma tale puntualizzazione non è servita a nulla davanti alla fermezza di Gravina.

La guerra tra il numero uno federale e il presidente della Lazio va avanti ormai da lungo tempo. E tale criticità emerge ogni qual volta i due dirigenti si ritrovano a confronto su qualsiasi argomento. "Il diritto non viene interpretato, ma va applicato - ha tuonato Lotito fuori dalla Federcalcio dopo essere stato espulso da Gravina - dire che la sentenza non prevede l'annullamento del provvedimento non è giusto. Leggete la sentenza e capite se è stato annullato quanto deciso in primo grado oppure no. Il problema è che mi si impedisce di esercitare il mio ruolo da consigliere federale, eletto democraticamente. Le sentenze sono immediatamente esecutive, perciò quando c'è il provvedimento di un giudice, deve essere applicato. Se poi il provvedimento viene annullato come è stato, non vedo dove sia il problema. Ora ci penseranno i miei avvocati”.