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Sarri
La Lazio vola a Madrid per chiudere il girone di Champions League contro l'Atletico di Simeone. Si sfidano le due squadre già qualificate agli ottavi di finale, in palio c'è però un primo posto che potrebbe garantire un sorteggio almeno sulla carta più abbordabile. Proprio per presentare la sfida contro i Colchoneros, allora, interviene in conferenza stampa alla vigilia del match mister Maurizio Sarri, direttamente dalla sala stampa dello stadio Civitas Metropolitano. Presente anche Cittaceleste, che seguirà per voi la conferenza del mister biancoceleste con una diretta scritta aggiornata risposta per risposta. Il via è previsto per le 18:45.
È entrato nella testa dei giocatori per capire se c’è appagamento o voglia di arrivare primi nel girone?
“Sono della mia teoria: le partite vanno aggredite per non subirle. In allenamento mi sembrano stimolati, poi giocare in questo stadio e con questo avversario è stimolante anche se difficile. Spero che i ragazzi abbiano la testa sulla partita e non su altre valutazioni stupide: il primo posto conta, anche se non sembra”.
È una Lazio dai due volti: si aspetta qualche cambiamento?
“Spero sia cambiato poco, se non l’errore fatto in trenta secondi a Verona. Avevo la sensazione di una gara di alto livello già dal campo, lo hanno confermato anche i numeri. Sono stati superiori anche a gare importanti, mi aspetto che la squadra ripeta e migliori la prestazione dell’ultima gara”.
Cosa è che le è sempre piaciuto tanto di Pedro?
“Penso sia facile avere fiducia in lui, penso sia uno dei tre giocatori che ha vinto di più al mondo. Tecnicamente è un fenomeno, ora ha 36 anni e non può garantire la presenza per 90 in ogni gara. Ma è sempre un calciatore con colpi fenomenali. Ed è bellissimo vederlo allenare, ha lo spirito di un diciottenne. È un onore e un piacere averlo con noi”.
Non abbiamo visto Immobile nel walk around?
“Sì, Ciro è presente”.
E la formazione? C’è qualche spagnolo che può giocare?
“Non l’ho ancora deciso, se no domani che ca**o faccio tutto il giorno? Dobbiamo arrivare alle nove. L’unico spagnolo sicuro di giocare è Gila. Castellanos? È argentino, ma al di là di questo non farò tante valutazioni sulla prossima partita. Questa è una gara difficile da inquadrare, sembra inutile tra due club qualificati, ma in realtà c’è qualcosa in ballo che potrebbe anche essere pesante. Facciamo pochi pensieri sulla gara del weekend, le scelte guarderanno solo a domani”.
Ha avuto Morata al Chelsea, oggi è un leader nella Spagna. Cosa non è andato con lei? Come valuta la sua crescita?
“Che non siamo andati d’accordo non è vero. È un giocatore straordinario, con qualità tecniche e fisiche di altissimo livello. È uno dei centravanti più adatti al mio modo di giocare. Ma in quel periodo lui era nervoso, non stava più bene a Londra. Era questo il problema e ne abbiamo parlato anche l’ultima volta che ci siamo visti”.
Quali sono gli aspetti chiave in cui siete migliorati? Luis Alberto sarà ofondamentale per vincere?
“Abbiamo ritrovato solidità come lo scorso anno, una cosa che ci era mancata nella parte iniziale della stagione. A livello offensivo dobbiamo però ancora ritrovarci, ma Luis è un giocatore per noi importantissimo. È stato fuori in pochissime partite: una per squalifica e una perché era acciaccato, sono le uniche due che ha saltato. Per noi è molto importante”.
Questa gara alza l’asticella della difficoltà?
“Noi abbiamo fatto un miracolo ad andare agli ottavi di finale, il paragone tra noi e l’Atletico non regge: è palesemente una categoria diversa. Ma siamo qui a giocarcela: l’ambiente laziale è devastante, non nel senso di club dove si sta benissimo ma per quanto riguarda il contorno. Si creano aspettative che loro sanno per primi essere inarrivabili. Poi si crea frustrazione, ma a me non importa: ho un’età diversa e posso andare oltre. Chi ha 20 o 25 anni fa più fatica a gestire un senso di insoddisfazione perenne. La Lazio viene da tre vittorie e un pareggio ed è un funerale, sulla sponda opposta farebbero i fuochi d’artificio in piazza. Nel 2000 la Lazio è andata due volte agli ottavi, fa capire la straordinarietà della cosa”.
Quante possibilità ha la Lazio di battere l’Inter e l’Atletico?
“Sono tra le sedici squadre più forti della Champions, ma in Inghilterra ce ne sono dieci a questo livello. Le chance sono poche, hanno organici nettamente superiori. Ma quelle poche vogliamo giocarcele al meglio”.
In cosa è cresciuta la Lazio dall’andata con l’Atletico? La Champions sembra quasi diventata una zona di comfort.
“In quel momento avevamo grandi difficoltà, oggi ci sono alti e bassi ma meno difficoltà. Dobbiamo capire però anche quanto è cresciuto l’Atletico. È roba dura, in questo stadio vincono in pochi. Una volta ero qui con la Juve, vincevamo 2-0 e a 15’ dalla fine sono andati all’assalto e hanno fatto 2-2: fortuna che è stata fischiata la fine altrimenti avremmo perso”.
Cosa pensa del lavoro di Simeone?
“Definirlo difensivo mi sembra una parola grossa. Sicuramente quando decide di difendersi l’Atletico lo fa in modo tosto, ma ha numeri offensivi impressionanti”.
C’è bisogno di qualcosa che incendi l’ambiente?
“No, ha bisogno di calmarsi e diventare logico. Finché è illogico è difficile rimaner positivi. Se ti aspetti cose astruse diventa tutto fuori luogo. Il nostro pubblico risponde comunque sempre”.
Domani ci saranno oltre tremila tifosi della Lazio, è una sua grande vittoria questa. La considera la sua maggiore con la Lazio per ora?
“C’era fame di Champions, anche a livello di tifoseria. Ti ritrovi a superare il turno, giocando a Madrid: i tifosi ne approfittano. Della partita di Verona la rabbia più grande e aver deluso tantissime persone che avevano fatto il tifo per noi”.
Vincendo domani l’Atletico farebbe un record storico di vittorie consecutive in casa. È un’altra motivazione per la Lazio?
“A me interessa arrivare primo, non interrompere il record dell’Atletico. Ma questi numeri sono la dimostrazione di quanto questa squadra sia forte, soprattutto in questo stadio. È ancora più dura di quanto pensavamo, a me questo ambiente piace molto: se dovessi scegliere una squadra per allenare sceglierei l’Atletico Madrid. Ovviamente è giusto rimanga Simeone che ha fatto un percorso straordinario, io tanto a breve smetto. Ma cinque-sei anni fa alla domanda su dove allenare all’estero avrei risposto all’Atletico”.
C’è una cosa che sta facendo meglio rispetto all’anno scorso la Lazio?
“A livello di palleggio stiamo facendo meglio: più possesso e velocità di trasmissione della palla. Ci sono molti dati simili: nell’ultima gara l’indice di protezione area che abbiamo avuto non l’avevo mai visto in vent’anni. Siamo calati però su due aspetti: creiamo un’occasione da gol in meno a gara e con una percentuale di realizzazione incredibilmente inferiore”.
La seconda squadra dello scorso anno in Serie A è inferiore a Celtic e Feyenoord?
“Sappiamo tutti perché siamo arrivati secondi: perché tre squadre erano in corsa fino alla fine in Champions. Noi siamo stati bravi a inserirci, ma non siamo arrivati secondi per un organico da secondo posto. E prima o poi questo lo paghi. Dal punto di vista tecnico non penso che siamo inferiori al Celtic, ma rispetto al Feyenoord ho dubbi: in un paio di anni cinque o sei di questi giocatori giocheranno in Premier”.
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