Attesa finalmente finita: la Lazio presenta ufficialmente Igor Tudor come nuovo allenatore. Il tecnico croato in conferenza stampa ha risposto alle domande dei cronisti presenti dando ufficialmente il via alla sua esperienza sulla panchina biancoceleste.
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RIVIVI IL LIVE | Lazio, Tudor: “Vogliamo partire forte. Tatticamente vi dico…”
Che squadra ha trovato dal punto di vista mentale?
“Ho trovato mezza squadra, tanti sono in Nazionale. Mi ha fatto una buonissima impressione, è una squadra di bravi ragazzi con una grande cultura del lavoro. Di questo va dato merito a Sarri. C’è grande predisposizione, i ragazzi sanno che si può fare meglio. Ma partire e vedere che c’è voglia di lavorare è un buon inizio. Ogni allenatore porta le sue idee, questa predisposizione mi aiuterà a infondere le mie idee a questa squadra”.
Cosa l’ha convinta a sposare il progetto? E che Lazio sarà dal punto di vista tattico?
“La Lazio è una squadra importante, si accetta perché è la Lazio. Qui l’allenatore è sempre importante, anche da fuori mi sembrava che qua ci fosse davvero un progetto in cui puoi lavorare bene. Tatticamente? Vediamo in corsa, devo lavorare e valutare ancora. Un allenatore prende sempre giocatori adatti al suo modo di giocare. C’è gente che può faticare a fare un certo tipo di calcio, faremo delle valutazioni con il club. Ma intanto questi due mesi dobbiamo fare bene, c’è il campionato e la Coppa. E bisogna fare risultato, perché alla fine è quello che conta”.
Kamada può far meglio?
“Ci sono calciatori adatti a uno stile di gioco, lo stile di gioco, che è diverso dal modulo. Un nuovo allenatore porta idee nuove. Non parlo di singoli, devo valutarli ancora tutti. Nella palestra della Lazio c’è una scritta che mi rappresenta: "Non è la voglia di vincere che determina, ma prepararsi a farlo", sarà quello a fare la differenza”.
Si considera un sergente di ferro?
“No, è una brutta descrizione. Anche se come ha detto il presidente un po’ di bastone e un po’ di carota servono. Ma io in quattro giorni qua non ho mai dovuto alzare la voce. Perché i ragazzi sono disponibili e hanno grande cultura del lavoro. In Italia è più facile, rispetto ad altri posti in cui sono stato. Sono esigente negli allenamenti, poi fuori possono chiedermi quello che vogliono, a parte i soldi… (ride ndr)”.
Che importanza ha questo finale di stagione?
“Tutto ha importanza. Fare programmazioni a lungo termine non serve a niente. Credo nel presente, nel lavoro. La programmazione è una conseguenza di questo. Vogliamo partire subito forte, non sarà semplice trasmettere tutto da subito. Ma non vuol dire che non si deve vedere qualcosa fin dall’inizio. Mi piace partire forte, credere nel progresso, nel lavoro e nel sacrificio, con i fatti e insistere su queste cose qua. Poi alla fine sono i calciatori che decidono le partite, che ci fanno vincere. Questa squadra ha tutto per fare bene”.
In che modo si può programmare la prossima stagione?
“Il contratto non ha importanza. C’è la fiducia e bisogna lavorare bene. Non m’importa se sono uno, due, cinque anni di contratto. Sono concentrato sul presente”.
Cos’è successo a Marsiglia con Guendouzi?
“Con Matteo ho un buon rapporto, è un ragazzo che vuole vincere e giocare sempre. Se ci sono 100 partite vuole giocarle tutte. Ma visto che non è possibile ogni tanto accadono cose di campo e di spogliatoio. Sono contento di ritrovarlo. Ha una personalità importante e un’esperienza importante. Faremo bene le cose insieme”.
La Lazio è la sua prima grande squadra. Si parte forte contro la Juve che appartiene al suo passato. Cosa ne pensa?
“Il mio passato conta poco, bisogna prepararsi e fare bene. Io do il massimo in tutte le partite, in queste due gare dobbiamo fare bene. Poi quando c’è una grande sfida ci sono sempre motivazioni, i ragazzi ci tengono. Ma io martello soprattutto contro squadre più piccole, là vado più forte. Sono due belle sfide, poi arriva il derby. Partiamo come si deve. Sono felice di essere qua”.
Quanto è importante recuperare Immobile tatticamente e mentalmente?
“Ciro ha fatto la storia, ha un grande amore da parte di tutti i laziali. Poi se esce qualcosa fa subito notizia. E’ un ragazzo di cuore, ci tiene tanto. Lo vedo voglioso e pronto a dare il suo contributo, nell’ultima partita mi è piaciuto. Taty ha fatto gol, lui in panchina festeggiava, l’ho visto bene”.
Che partecipazione offensiva vuole dai centrocampisti?
“Questo è un dettaglio tattico. A me piace un calcio offensivo, ma dobbiamo avere un’attenzione per capire cosa ci possiamo permettere con i calciatori che abbiamo. Mi piace andare forte, attaccare con tanti giocatori. Un lavoro da fare col tempo ma spero ce la faremo in fretta”.
Che caratteristiche devono avere i suoi centrocampisti centrali?
“Non sappiamo ancora se giochiamo 3-4-2-1, se giochiamo così devono avere tutto. Giocare in entrambe le fasi e avere intelligenza tattica”.
La Lazio, al contrario delle sue squadre, ha faticato a ribaltare i risultati. Si può migliorare questo aspetto e da cosa dipende?
“Domanda difficile, ci sono tanti fattori. Quando gli avversari ribaltano una partita si dice subito che la squadra che è stata rimontata fisicamente non ha tenuto. E magari la partita dopo sei tu a ribaltarla e dicono che fisicamente la squadra sta bene. Il passato del tecnico precedente non mi permetto di commentarlo, stimo tanto Maurizio e ci tengo a salutarlo, perché è uno che ha fatto la storia”.
Nel suo calcio c’è la possibilità di vedere insieme due attaccanti?
“Si, potrebbe succedere”.
L’obiettivo stagionale non dipende da lei. Ma ne ha parlato di obiettivi col presidente?
“L’obiettivo è fare il massimo, abbiamo un buon rapporto di collaborazione con tutto il club”.
Come vuole giocare tatticamente da qui alla fine?
“Non voglio entrare a parlare di questo, è un qualcosa che resta tra spogliatoio e campo”.
Qual è l’aspetto migliore che si porta dalla Lazio di Sarri e quello su cui si deve maggiormente migliorare?
“Questa squadra ha una grande cultura del lavoro che facilita il lavoro dell’allenatore. Poi ha grande ordine della linea difensiva, si vede il lavoro precedente. Qualcosa voglio preservarla, così come voglio aggiungere qualcosa di nuovo. Non entro nei dettagli, devono rimanere interni allo spogliatoio”.
Sul terzetto offensivo si adatterà alle caratteristiche dei suoi calciatori?
“L’allenatore si adatta sempre a ciò che ha. Tu puoi proporre gli stessi esercizi, lo stesso stile di gioco e le cose sono diverse. Ma è fondamentale che il tecnico si adatta, senza rinunciare alla propria idea. Poi quello sta alla bravura dell’allenatore”.
Sulla difesa ci può fare un punto?
“I difensori sono bravi, non mi va di parlare di linea a 3 o linea a 4. Quando i calciatori sono forti si può fare tutto. Questo gruppo è interessante, Patric sta tornando, c’è Gila, c’è Casale, Romagnoli, Marusic… Sono tutti giocatori importanti”.
Che differenze vede tra il calcio italiano e quello estero?
“Non commento il percorso precedente ma il calcio italiano è sempre stato tattico. Io mi considero mezzo italiano e nell’aspetto tattico siamo più forti. All’estero c’è più ritmo, la Premier per esempio è un campionato a parte. Il calcio va verso una fisicità e un ritmo diverso, senza rinunciare alle linee di passaggio. Nel calcio inglese in cinque secondi si arriva a calciare, in Italia magari c’è un ritmo diverso ma ha altre qualità e non è semplice fare punti in Serie A”.
Che impatto ha avuto con l’ambiente?
“Bello. Sono qua nel centro sportivo, ho lavorato tanto e voglio sfruttare ogni momento. Sto bene, la società mi ha dato tutto ciò che serve. Non vedo l’ora che arrivino le partite”.
Ha mai pensato che la Lazio potesse essere nel suo destino?
“Quando ero giocatore c’era la possibilità di venire qua in prestito. Qui ha giocato il mio amico e connazionale Boksic che ha fatto la storia. E’ una squadra che è sempre stata tosta come avversario, non me lo immaginavo di venire ad allenarla, è successo e sono contento”.
Sarri disse che voleva vedere divertimento. Qual è la sua idea da mettere in campo? Con Boksic ci ha parlato?
“Con Boksic ci siamo scambiati qualche messaggio, vive tra Roma e Spalato. Per il campo vedremo, penso che gli allenatori vengano etichettati in base a ciò che sia più interessante. Oggi serve tutto: fase offensiva, difensiva. A me piace vincere, non far divertire. Quando guardo una partita in tv se non mi piace quello che vedo dopo 5 minuti cambio canale. Io credo che non dobbiamo rinunciare a nulla, poi se sei una squadra troppo inferiore il catenaccio si fa”.
Cosa può dare in questa avventura?
“Ho iniziato presto ad allenare, ho un bagaglio importante. Se hai esperienza diventa tutto più facile. Per un allenatore è il massimo lavorare in Italia. Poi quando giochi in un club in cui ti insegnano come lavorare in modo giusto tutto diventa più facile”.
Si aspettava una chiamata dalla Lazio? E sul derby ha parlato già con qualche calciatore?
“Nessuno ha parlato di derby. Sono contento di essere qua, per me le partite sono tutte uguali. Ma sono felice di assaporare il derby, prima ci sono due partite difficili da giocare”.
Per lei Luis Alberto può essere un trequartista ideale? Si è parlato di calciatori a fine ciclo. Ha avuto questa impressione?
“Luis Alberto è un calciatore forte, può giocare ovunque: trequartista, mezzala o davanti alla difesa se vogliamo essere super offensivi. Se sta qui da tanti anni vuol dire che è forte, è motivato e voglioso. Oggi ha fatto un bell’allenamento. Il fine ciclo non esiste, ci sono giocatori forti e giocatori che non lo sono. Il fine ciclo è un modo di dire che non mi appartiene”.
Il suo calcio è molto fisico. La Lazio per distacco è la squadra più vecchia che ha allenato, può influire?
“Sono importanti le caratteristiche non l’età che conta. Poi ovvio che con i giovani può aiutare. Ma sono le gambe che contanto. Come succede ovunque ci sono calciatori più o meno adatti per un allenatore”.
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