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Tare
Igli Tare nel libro "26 maggio, tutta la storia del Derby dei Derby" di Fabio Argentini ha raccontato come ha vissuto quel giorno storico. Queste le parole dell'attuale direttore sportivo della Lazio.
"Raccontare il 26 maggio? Non è impresa facile, per vari motivi. Perché le sensazioni che si sono susseguite quel giorno sono state particolarmente intense, uniche, speciali. Complicato spiegarle. Certe cose le si vive e basta. In più, io di natura sono riservato e tendo a non mettere troppo in piazza i miei sentimenti. Fatta questa doverosa premessa, posso dire che quella è la partita che sento come la più importante della mia carriera. Non era solo una finale, era una sfida contro la rivale di sempre che contava tantissimo per i ragazzi che l’hanno giocata, per la società, per i tifosi. In ballo c’era il “dominio” della città.
Non era una finale. Era la finale. Mai pensato che potessimo perdere. Tendo a pensare sempre in positivo. Cerco di non farmi sovrastare dai problemi e sono sempre proteso a superare l’ostacolo. Forse per questo ho allontanato i pensieri negativi quando si affaccia-vano, convinto che avremmo vinto quella partita. In più avevo fiducia nella determinazione dei nostri giocatori, che avevano voglia di salvare una stagione fino a quel momento stranissima. Venivamo da un momento molto brutto in termini di risultati. In quella stagione per un periodo siamo stati primi in classifica, poi a tre punti dalla Juventus e alla fine abbiamo fatto un girone di ritorno assai deludente.
Determinante il ritiro di Norcia. Nell’avvicinamento alla finale, il momento più importante è stato quello del ritiro di Norcia, dove siamo andati per tenere la squadra al riparo dalle tensioni, che in quelle settimane erano tantissime. Mentre a Trigoria i giocatori della Roma vivevano quotidianamente le pressioni dei giornalisti, dei tifosi, della città, noi eravamo chiusi in un bunker lontano da Roma. Una scelta ponderata dai vertici societari e sicuramente vincente. Anche i tifosi hanno accettato e valorizzato questa decisione. «In caso di successo, la Lazio entrerà nella storia. Avete la possibilità di diventare immortali, una fortuna che hanno in pochi», dissero alla squadra.
In Umbria abbiamo trovato freddo e pioggia. Un clima che ben si conciliava con l’atmosfera del derby, ma che ci ha anche aiutato a scaricare la fatica con la giusta temperatura, da ritiro. I giocatori si sono preparati, si sono guardati in faccia, hanno cementato lo spogliatoio verso l’obiettivo comune. Cos’è un gruppo vero? Gente vicina che non molla nonostante le difficoltà, dalle quali vuole uscire con determinazione. Uomini: ognuno a fianco dell’altro. Ecco, quello della Lazio della stagione 2012-13 era un gruppo vero. Sono orgoglioso di aver fatto parte di quell’avventura, che rimarrà scritta per sempre"
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