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Lotito
È arrivato il via libera della giunta per le immunità, manca solo quella del Senato e poi i telefoni di Claudio Lotito saranno intercettati. Il procedimento, rarissimo nei confronti di un parlamentare, è una richiesta dello stesso presidente della Lazio, determinato a individuare i protagonisti delle chiamate contenenti minacce che riceve quotidianamente. Non a caso è stata anche aumentata la scorta del senatore e numero uno biancoceleste, che racconta il proprio punto di vista ai microfoni del Messaggero. “Ecco, l'ultimo mi ha chiamato tre minuti fa” le parole di Lotito.
“Minacce, insulti. Chiamano con lo sconosciuto e pensano che non li scopro, ma adesso scopriamo chi sono. Vogliono che vendono la società, la Lazio non è in vendita. Io sono da sempre un combattente e mai un reduce, ma a tutto c'è un limite e qui è stato superato. Stampano manifesti, li attaccano sui cavalcavia. Si rende conto?” continua Lotito.
“Sono presidente da 20 anni e non mi sembra che la Lazio stia fallendo. Dopo la Juve è il club con più trofei in Serie A, ha sempre posizioni decenti in classifica, i conti in ordine e un fatturato trasparente” afferma il patron biancoceleste. “Non sono una cicala, ma una formica”.
“Lo sa che in biglietteria ho ancora il nipote di Cragnotti? E che in vent'anni non ho mai chiesto un euro per un'auto aziendale o un rimborso spese? E lo stipendio poi: mi ha costretto la Consob ad assegnarmi un emolumento, questione di ‘terzietà’” spiega Lotito.
Quindi il numero uno biancoceleste conclude: “Non si possono pagare stipendi da sette, otto milioni l’anno: ci sono regole e parametri da rispettare. Ci sono società con un patrimonio netto negativo di 500 milioni che dovrebbero portare i libri in tribunale. Se mi riferisco alla Roma? No, i nomi li sta facendo lei”.
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