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Signori: “Io rigorista per caso. La mia Lazio fucina di talenti”

redazionecittaceleste

Ai microfoni di Radio Sei Giuseppe Signori si racconta parlando a 260° dai tempi del calcio giocato fino all'incubo dell'arresto. Il racconto

L'ex bomber della Lazio Giuseppe Signori si racconta ai microfoni di Radiosei, tornando sulla vicenda dell'arresto, sulla scelta di non andare in prescrizione per dimostrare la sua innocenza.

"Ho saputo di essere stato arrestato praticamente per caso. Dopo 12 giorni di domiciliari, finalmente parlo col magistrato che dopo due minuti si è alzato dicendo che per lui l’interrogatorio non era utile perché non avevo fatto ammissioni. Da lì non ho più avuto modo di essere interrogato o sentito e mi hanno solo proposto patteggiamenti. Ho rinunciato alla prescrizione ed è stata una cosa talmente unica che il mio avvocato non l’aveva mai fatto in tutta la carriera. A me le zone grigie non sono mai piaciute e quindi ho preferito fare così ed uscirne completamente pulito. La Procura sportiva invece mi ha radiato sulla base del processo di Cremona, che si è concluso per prescrizione poiché non abbiamo fatto a tempo in quella sede a ricorrere.

Ecco perché ho dovuto accettare la grazia da parte della giustizia sportiva. Grazia che è stata data a una persona che è stata due volte assolta. Ho dovuto acquistare circa 90.000 intercettazioni per scoprire che non c’ero. Il Pm si stupì che ero l’unico a non aver mai cambiato numero di telefono. Gli dissi: “Si faccia una domanda e si dia una risposta. Sono il capo dei capi e ho un solo numero di telefono da anni”. Devo ringraziare anche i tifosi, non hanno mai perso la fiducia nei miei confronti. Io sono stato perseguitato perché al momento dell’indagine non ero tesserato. Ero uno famoso e amavo scommettere, quindi la persona giusta da arrestare per fare carriera…"

In seguito ha ripercorso i suoi anni di carriera tra le file della squadra capitolina: "Nasco trequartista e dopo un periodo nelle giovanili dell’Inter, vengo etichettato come un loro “scarto”. Dopo tante vicende e cambi di casacca, arrivò il Foggia di Zeman. Era un gruppo che partiva da un livello apparentemente basso. Il solo Baiano aveva una carriera, il resto veniva da serie inferiori. Eppure da quella fucina, oltre a me arrivarono tantissimi grandi calciatori…

Sono diventato rigorista per caso. Dalla Lazio se ne andò via Ruben Sosa e Zoff chiese chi se la sentisse di raccogliere la sua eredità e io alzai la mano e mi proposi. Con Zoff mi trovai benissimo perché mi tenne nella bambagia. Lui fu bravissimo a tenere a bada tutto il gruppo e a gestirlo… senza parlare del mito Gascoigne. La sua allegria ci ha portati a crescere e a lavorare senza sentire la fatica. Lui si allenava in maniera fantastica…".

Durante l'intervista giunge la notizia della tragica scomparsa di Mihajlovic. Dopo un breve ricordo durante la diretta, Capodaglio e Signori decidono di interrompere l'intervista.