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Milinkovic
Credere che Milinkovic-Savic abbia tirato i remi in barca in attesa di giugno è disonestà intellettuale. Sergej sta mettendo anima e (tanto) corpo per la Lazio, ammazzandosi di fatica. In Conference ha superato i 13 chilometri percorsi e a Napoli aveva fissato il record di squadra con 13.419 chilometri. Tanta la quantità, meno la qualità: Sergej è impreciso e poco lucido, esagera nuovamente con gli individualismi ma non sta decisamente pensando solo a se, non lo ha mai fatto. La certezza è che il serbo attraversa un periodo di appannamento, succede a tutti, ma il dato di fatto è che quando accade a giocatori di questo livello, il tutto fa ancora più rumore.
Il Mondiale lo ha riconsegnato a Sarri moralmente a terra, l'infortunio alla caviglia lo ha limitato per mesi e infine il virus che lo ha portato a perdere 4 chili in 4 giorni. Quello in campo nelle ultime uscite è un Sergej che non può essere leader e per questo veste i panni dell'operaio. Contro l'AZ ha responsabilità su entrambi i gol subiti ma prima di Napoli una statistica lo aveva messo in risalto: terzo per passaggi chiave (36.6%) nei top 5 campionati europei dietro solo a Mbappé e Messi. Attendere il ritorno del miglior Milinkovic non può essere un problema in casa Lazio (che ha aspettato a lungo e invano un numero incalcolabile di meteore corso degli ultimi anni). Sergej per la Lazio può essere solo la soluzione.
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