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Sereni: “Se fossi nella Lazio crederei fino all’ultimo allo scudetto. Provedel…”

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Tutte le parole di Matteo Sereni ex portiere oltre che biancoceleste anche del Torino intervenuto nel consueto match program di presentazione

Due stagioni e mezzo con la maglia della Lazio, poi il trasferimento al Torino con la quale maglia ha superato le 100 presenze: per Matteo Sereni la sfida di sabato avrà di certo un sapore speciale. Oggi Sereni ha iniziato una seconda vita, a Porto Cervo, dopo la battaglia in tribunale contro l'ex moglie che, con false accuse, gli aveva revocato la potestà genitoriale. L'ex portiere delle due squadre è intervenuto nel match program biancoceleste di presentazione della sfida dell'Olimpico tra la Lazio e i granata, oltre che un ricordo toccante di Sinisa Mihajlovic, suo grande amico per oltre 25 anni.

"Ne sono venuto fuori con giustizia e amore, dopo essermi chiuso in me stesso. Non auguro a nessuno quello che ho passato, ho dovuto avere molta pazienza. Ringrazierò sempre mie moglie Stefania e mia figlia Sofia, le mie forze. Sono venuto a Roma lo scorso dicembre per il funerale di Mihajlovic. Sinisa era uno dei miei migliori amici, lo conoscevo da 25 anni, da prima che si sposasse. Mi manca ogni giorno”.

Andiamo su temi più leggeri. Lazio-Torino è anche la tua partita: cosa ti aspetti?

"Oggi seguo il calcio con molto tranquillità ma non mi perdo una gara di Champions League. Mi aspetto comunque una bella partita tra due squadre in salute. la Lazio deve continuare a fare bene per prendersi un posto in Champions League. Ti dirò di più: se fossi nella squadra di Sarri, crederei fino all’ultimo allo scudetto. Sia chiaro, il Napoli ha chiuso da tempo il campionato. Però sai, finché non c'è le matematica…”.

La Lazio di Sarri vanta la miglior difesa del campionato, ti aspettavi un impatto cosi decisivo di Provedel?

“Sarò sincero, non lo conoscevo bene. Ho iniziato a seguirlo solo da quando giocava nello Spezia, è cresciuto molto. Ha sfruttato bene l'occasione, non era facile, soprattutto in una piazza particolare come Roma. Si è subito integrato, dimostrando di essere anche un ragazzo serio, con la testa sulle spalle”.

Dal presente al passato: è la Coppa Italia del 2004 il tuo ricordo più bello nella Capitale?

“La Coppo Italia mi aiutò a sfruttare al meglio le occasioni, dopo le difficoltà e pressioni iniziali. Trovai infatti un ambiente ostile, con aria di cambiamento. L'anno dopo conquistai invece titolarità e fiducia, iniziando e sentirmi un calciatore e 360° Ho guadagnato tutto con ill lavoro, nessuno mi ha mai regalato nulla. Non le mandavo a dire, forse è stato questo il mio limite. Allenandomi con Peruzzi imparai però a diventare meno esuberante. Per me andare in campo era un divertimento”.

Tanti nomi importanti in squadra e Mancini in panchina, quanto sei orgoglioso dello spazio che sei riuscito a ritagliarti?

“Molto, anche perché, come detto, nessuno mi ha mai regalato nulla. Sicuramente era un calcio diverso da quello di oggi, che è molto più fisico. Avevamo campioni in ogni reparto, tanta qualità dalla difesa all'attacco, senza dimenticare il centrocampo. Non posso non citare gente come Favalli, Negro, Stam, Mihajlovic, Couto e Cesaretto (Cesar, ndr). Feci bene, non a caso mi avrebbe voluto anche il Milan per sostituire l'infortunato Dida”.

In chiusura: tre anni a Torino, cosa ti hanno dato quelle stagioni in Piemonte?

“Il Toro è stato il continuo di quello che mi ha dato la Lazio. Il calore dei tifosi mi ha esaltato, grazie a loro feci delle stagioni incredibili. Ancora oggi sento l'affetto. Arrivai dopo un periodo di inattività lungo un anno, ero molto carico e voglioso di fare bene".

 

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