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Di Michele Cerrotta
Due vittorie che avevano fatto ben sperare e, poi, due brutte - seppur in modo differente - sconfitte. È bastato questo per iniziare a diffondere un certo malcontento in una parte dell’ambiente Lazio. Roma, si sa, è una piazza difficile. Però è fondamentale tenere in considerazione che è una rivoluzione totale quella che Maurizio Sarri sta cercando di attuare a Formello e che ogni rivoluzione ha sempre richiesto fatica ed è passata per fasi critiche. Alla Lazio, poi, c’è un’ulteriore complicazione. Imporre il Sarrismo non è mai un passaggio facile, ma lo è ancora meno farlo in una squadra che da anni gioca insieme, con un modulo e una filosofia totalmente differenti.
Maurizio Sarri non è però per questo l’allenatore sbagliato per la Lazio. Avrà solo bisogno di più tempo rispetto agli altri: che sarebbe stato un anno di transizione lo aveva annunciato sin dalla sua prima conferenza. Per questo, giustamente, continuerà ad andare avanti senza vacillare con il 4-3-3, senza sperimentare altri moduli. È però anche chiaro che, vista la qualità offensiva dalla metà campo in su e le caratteristiche, il 4-3-1-2 è una strada percorribile. Lo sa bene Sarri così come ne è consapevole la società. Un’ipotesi remota, o d’emergenza: sicuramente non una priorità al momento. Il 4-3-3 resta il nuovo sistema di gioco della Lazio che, insieme al suo allenatore, avrebbe solo bisogno di più tempo per lavorare. Pressing, palleggio e velocità sono fondamentali ma, soprattutto per alcuni giocatori, sono richieste non facili da eseguire istantaneamente.
Il centrocampo, ovviamente, è il reparto chiave. Quello biancoceleste è tra i migliori in Italia, secondo Sarri - e non solo - anche il migliore. Fin qui, come riporta il Corriere dello Sport, i fatti parlano di un Milinkovic sempre sostituito intorno al 70’, tranne in Europa quando è entrato a gara in corso. Di un Luis Alberto che, eccezion fatta per la gara con lo Spezia, è sembrato ancora abbastanza spaesato nella nuova soluzione tattica. E, soprattutto, di un Leiva onnipresente: numeri alla mano, con Inzaghi era il più sostituto. Con Sarri, invece, 4 su 4 e due volte 90’ in campo, una volta 82’ e un’altra 84’: numeri da stakanovista. Domani sarà, salvo sorprese, alla quinta partita su cinque e alla terza in pochi giorni, il rischio di usura anticipata c’è. Ma per spiccare il volo c’è bisogno anche di questo e di uno sforzo collettivo.
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